Carissime e carissimi,
Oggi abbiamo il piacere di ospitare nel nostro salottino Beatrice Simonetti, autrice de Il cielo d’acciaio, recentemente recensito su questo blog.
Trovate la recensione qui: Il cielo d’acciaio
1.Ciao Beatrice, vuoi presentarti ai lettori del nostro blog raccontando qualcosa di te?
– Ciao! Innanzitutto, ti ringrazio per avermi proposto questa bellissima intervista.
Dunque, vivo in provincia di Ancona, a Castelfidardo, la città che ha dato il via all’industria della fisarmonica e dove si è combattuta una delle battaglie decisive del nostro Risorgimento.
Oltre alla mia passione per la scrittura, sono laureata in Traduzione Letteraria (nello specifico in lingua e cultura russa e tedesca) e ho sempre avuto un’attenzione particolare per il ventesimo secolo (soprattutto per la storia della Germania e della Russia) che adoro approfondire attraverso una collezione infinita di saggi!
Inoltre, ho una grande passione per la lettura, per i videogiochi e per tutto ciò che permette di staccare la spina e viaggiare con la mente!
2. Quando hai iniziato a scrivere? Che ruolo occupano la scrittura e la lettura nella tua vita?
– Scrivo praticamente da sempre. Alle scuole medie scribacchiavo delle storielle fantasy strampalate sui fogli della stampante, durante le ore di matematica. Da quel momento, non ho mai più smesso.
Nel cassetto ho sempre custodito il sogno di vedere in libreria qualcosa scritto da me, ma al tempo nutrivo l’illusione che fosse tutto molto più semplice, perfino scrivere un romanzo.
Ora che sono decisamente più grande, nonostante le diverse consapevolezze, la scrittura occupa comunque uno spazio fondamentale, durante le mie giornate, e cerco di trovare sempre del tempo per mandare avanti i miei progetti.
Per quanto riguarda la lettura, invece, sono parecchio onnivora. Potrei passare dalla letteratura russa, alla saggistica o al romance, senza nessun problema.
Amo tutto ciò che è ben scritto e mi tiene incollata alle pagine.
3. Il cielo d’acciaio, romanzo bellissimo, vede intrecciarsi le vicende di quattro personaggi principali (Miroslaw, Johannes, Käthe e Hermann). Qual è stata la genesi nella caratterizzazione degli stessi?
Il cielo d’acciaio è nato insieme a Miroslaw Nowak. Per mesi, dopo la conclusione de Il fiume di nessuno (in cui Miroslaw è soltanto uno dei compagni di squadra di Benjamin Händler, protagonista dell’opera) avevo in testa solo lui e sua figlia Käthe.
Volevo rendere giustizia al personaggio di Miroslaw, dopo gli avvenimenti disastrosi de Il fiume, perché ero sicura che avesse molto altro da dire. In generale, sentivo che si nascondesse un mondo vastissimo, oltre la scorza da duro che aveva mostrato in trincea, quando era solo un ragazzino. Così, mi sono divertita a immaginarlo più grande di vent’anni.
Johannes è nato diversi mesi dopo. Inizialmente doveva essere la contrapposizione di suo padre Benjamin, poi si è fatto strada nella mia mente ed è esploso come un fuoco d’artificio. Ora, è uno dei personaggi a me più cari.
Hermann è stato il mio antagonista più complicato da gestire. La sua psiche era una pentola a pressione difficile da tenere a bada.
4. Hannes passa dal “mito del superuomo” iniziale, alla disillusione e al rinnegamento. Da lettori assistiamo a un profondo cambiamento. È stato complicato riuscire a raccontare il dolore nelle sue sfaccettature?
Lo è stato parecchio, ma è stato un percorso altrettanto naturale. Il suo viaggio è stato doloroso, tortuoso. L’ho visto strisciare (metaforicamente e non) nel fango, per provare a conoscere se stesso, e a scindere quella parte di sé dagli ideali inculcatigli fin da quando era molto piccolo. Più volte mi sono dovuta fermare per riprendere fiato durante la stesura.
Ci sono state diverse notti in cui il suo personaggio mi ha tenuta sveglia per aggiungere tasselli che avevo ignorato. Era sempre nella mia testa. Una presenza costante.
Distruggere tutte le sue certezze è stato inevitabile, una crepa dopo l’altra.
Certe volte mi fermo a pensare che, se la guerra non fosse scoppiata e non fossero successe altre cose, forse Johannes sarebbe rimasto il ragazzino che conosciamo nell’aprile del 1939, e si sarebbe “accontentato” di vivere quel tipo di vita a metà.
5. Mi è piaciuta molto Käthe Nowak per il suo coraggio. La ritroveremo nel prossimo romanzo?
Ebbene sì. Anche se sarà molto secondaria, Käthe sarà presente anche nel terzo e ultimo romanzo della saga.
6. Il cielo d’acciaio fa parte di una trilogia. Mi chiedo se nel prossimo romanzo il protagonista sarà Yannick o se conosceremo un nuovo personaggio. Puoi rivelarci qualcosa?
Preparati agli spoiler!
Nel prossimo romanzo, di cui ho ormai quasi ultimato la prima stesura, una delle voci narranti sarà proprio quella di Yannick. Avremo di nuovo tre punti di vista, come ne Il fiume di nessuno.
Oltre a Yannick gli altri due protagonisti saranno “inediti”. Ormai è una caratteristica di questa saga, oserei dire, visto che anche ne Il cielo d’acciaio l’unico personaggio noto tra i protagonisti era Miroslaw.
Ti dico inoltre che il terzo volume della saga avrà una componente gialla più spiccata rispetto ai precedenti volumi e sarà ambientato prevalentemente tra il 1963 e il 1964.
7. Quali sono i tuoi progetti per il futuro oltre il completamento della trilogia?
Con la fine della saga credo che recupererò un romanzo distopico iniziato dopo la fine de Il cielo d’acciaio, di cui ho scritto solo pochi capitoli.
Poi ho in cantiere anche un’altra saga storica, stavolta composta soltanto da due volumi, ambientata in Unione Sovietica, di cui però preferisco non parlare troppo, visto che è ancora soltanto un’idea abbastanza fumosa.
8. Ultima classica domanda: quali sono i cinque libri che porteresti con te su un’isola deserta?
Porterei Delitto e Castigo di Dostoevskij, di cui sono ossessionata da quando ero un’adolescente, Espiazione di McEwan e ‒ per ultima, ma non per ordine di importanza ‒ l’intera trilogia della Grande Guerra di Remarque, quindi Niente di nuovo sul fronte occidentale, La via del ritorno e i Tre camerati. Quei romanzi mi hanno dato moltissimo, tanto da essere stati un perno fondamentale della mia tesi di laurea magistrale.
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