La vegetariana – Han Kang – Adelphi

La vegetariana. «È tutt’altro che un’opera ascetica: è un romanzo pieno di sesso ai limiti del consenziente, di atti di alimentazione forzata e purificazione – in altri termini di violenza sessuale e disordini alimentari, mai chiamati per nome nell’universo di Han Kang … Il racconto di Han Kang non è un monito per l’onnivoro, e quello di Yeong-hye verso il vegetarianesimo non è un viaggio felice. Astenersi dal mangiare esseri viventi non conduce all’illuminazione. Via via che Yeong-hye si spegne, l’autrice, come una vera divinità, ci lascia a interrogarci su cosa sia meglio, che la protagonista viva o muoia. E da questa domanda ne nasce un’altra, la domanda ultima che non vogliamo davvero affrontare: “Perché, è così terribile morire?”». («The New York Times»)

RECENSIONE a cura di Raffaella Bordonaro

A Seoul vivono Yeong-Hye e il marito Cheong. Conducono una vita asettica, priva di scossoni e, a detta del marito, lei è la persona più insignificante e mediocre del mondo.

Tuttavia la loro vita tranquilla, viene totalmente stravolta da un sogno che la donna farà una notte. Il marito la ritroverà in cucina, impegnata a cestinare qualunque alimento sia a base animale dalla dispensa e dal frigorifero. Inizia così per la coppia un lento, graduale allontanamento. Il rifiuto della donna nei confronti della carne, coinvolge il marito che fatica così tanto a comprenderla da cercare aiuto nella famiglia di lei. Ma i metodi bruschi e violenti del padre, il quale tenta di ingozzarla con un pezzo di carne, pur di farla mangiare, non fanno altro che innescare un altro atto inaspettato e autolesionista: la donna si taglia i polsi con un coltello. Il cognato, prontamente, la prende e la conduce in ospedale per le necessarie cure mediche. Fisiche, ma soprattutto, a questo punto, mentali.

Nessuno può aiutarmi. Nessuno può salvarmi. Nessuno può farmi respirare”.

La vegetariana si divide in 3 grandi blocchi: il primo raccontato dal punto di vista del marito che vede la moglie cambiare totalmente dopo il famoso sogno. Il secondo è visto dal punto di vista del cognato che, pur non comprendendo appieno le motivazioni della donna, si ritrova a sentirsene morbosamente attratto, tanto da utilizzarla poi per mettere in scena una sua fantasia sessuale. Infine, il capitolo visto dal punto di vista della sorella, unica persona che sceglie di rimanere accanto a Yeong-Hye nonostante la sua continua discesa verso gli inferi rischi di trascinare giù anche lei.

Di colpo, fu assalita dalla sensazione di non aver mai davvero vissuto in questo mondo. Era vero: non aveva mai vissuto. Anche da bambina, per quanto indietro si spingesse la sua memoria, non aveva fatto altro che subire”.

Devo ammettere che questo libro mi ha totalmente spiazzata, sorpresa e disorientata.

La scelta di darsi al vegetarianismo quanto ha realmente a che fare con il sogno? È stato davvero il sogno, quindi, a far prendere questa consapevolezza a Yeong-Hye o piuttosto il sogno è stato il portale che ha permesso alla donna di riportare a galla vecchi ricordi, ferite che si credevano rimarginate, traumi in effetti mai elaborati?

Seoul

La vegetariana mette sicuramente in luce quanto l’animo umano possa essere fragile , pronto ad andare in pezzi, non appena un ricordo del passato torni a fare capolino in quella che si credeva ora la vita tranquilla e agiata di tutti i giorni. Magari non la vita ricca di emozioni e passione che si avrebbe voluto avere, ma comunque una vita pacifica e socialmente accettabile.

Si alternano scene molto crude e intense ad altre di una dolcezza sconcertante. Un’altalena di emozioni caratterizza questo testo che però non mi ha del tutto convinta. Nonostante si parli di un premio Nobel per la letteratura, non sono stata del tutto appagata dall’evolversi della vicenda. Forse avrei voluto vederla concludersi in modo diverso. O anche solo concludersi. In qualche modo.

La vita è così strana… Le persone, anche dopo che gli sono successe certe cose, non importa quanto terribili, continuano comunque a mangiare e a bere, ad andare al bagno e a lavarsi – in altre parole, a vivere”.

E’ comunque un libro che ho letto con piacere perché è stato in grado di colpirmi. E quando si parla di emozioni alienanti, ossessive, folli e maniacali, non sempre è semplice mantenere alta l’attenzione.

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