Romanzo storico

Nella stanza dell’imperatore – Sonia Aggio

Nella stanza dell’imperatore – Sonia Aggio – Fazi Editore

Recensione a cura di Valeria Lorusso

Nella stanza dell’imperatore. «Costantinopoli è la madre prima tradita, poi persa e infine dimenticata dall’Europa. Sonia Aggio ce ne restituisce il volto e la storia con cura e amore in un romanzo al contempo delicato e vigoroso». Paolo Malaguti Giovanni Zimisce, cresciuto con gli zii materni, i Foca, e` diventato con il tempo un valoroso condottiero e combatte con coraggio per l’Impero bizantino accanto a Niceforo, il generale piu` brillante della sua epoca, e a Leone Foca. La guerra e` tutto cio` che gli rimane: sua moglie e` morta di parto e i parenti del padre, i Curcuas, lo considerano un traditore. Quando ormai sembra che Giovanni non abbia piu` altro scopo se non combattere al fianco dei Foca, tre streghe gli profetizzano che diventera` imperatore. Ma come e` possibile, visto che sul trono ora siede Niceforo, il suo mentore, l’uomo che l’ha cresciuto e per cui darebbe la vita? Quando proprio Niceforo gli voltera` le spalle e l’affascinante Teofano bussera` alla sua porta, Zimisce dovra` decidere che cosa fare in futuro: restare fedele all’imperatore, assecondando i principi con cui e` cresciuto, o prenderne il posto, accettando definitivamente il suo destino? Guerre, omicidi, congiure e tradimenti: dopo l’esordio con Magnificat, Sonia Aggio torna in libreria con un romanzo avvincente e denso di colpi di scena, ripercorrendo le vicende di un uomo straordinario che, partendo da semplice soldato, riusci` a cambiare le sorti del suo Impero conquistando inaspettatamente la corona. In questo libro, con grande talento e accuratezza, l’autrice ricostruisce la parabola esistenziale di Giovanni Zimisce attraverso il racconto epico della sua ascesa al trono, descrivendo la realta` quotidiana di una delle dominazioni piu` estese che il mondo abbia mai conosciuto. Un romanzo storico impeccabile, dal sapore di un classico che, con una trama ricca di intrecci, intrighi, amori e terribili inganni, e uno stile coinvolgente e ricercato, ci conduce tra le scintillanti stanze dei palazzi imperiali e i loro splendidi giardini, mostrandoci il volto segreto delle citta` d’Oriente. Luce e buio si alternano sul suo volto mentre lei si allontana, più gatto che donna, sguardo bramoso e distante. «La prima volta non eri pronto ad ascoltare, vero? Ma oggi lo sei. Sei pronto, Zimisce. Il tuo destino ti attende».

RECENSIONE

Il romanzo di Sonia Aggio, candidato al premio Strega (pochi giorni fa sono stati rivelati i nomi dei dodici finalisti), racconta le gesta di Giovanni Zimisce che fu basileus dei romei dall’undici dicembre 969 fino alla sua morte. 

Nelle stanza dell’imperatore parte dalla sua infanzia e lo segue durante la sua crescita fino all’età adulta. Fu un valente condottiero e le sue imprese, come quelle contro Svjatoslav I di Kiev, appartengono alla storia militare bizantina. 

Succedette a Niceforo II Foca dopo averlo assassinato grazie anche alla complicità di Teofano sua moglie, la basilissa che era diventata l’amante di Zimisce.

L’hai fatto per intrappolarmi, perchè avevi paura di non riuscire a convincermi, Ma la trappola si è ritorta contro di te, vero? Adesso io sono l’imperatore, e mentre discutiiamo la gente maledice il tuo nome: ti considera la vera colpevole”. Riflette su ciò che sta per dire: mi hai costretto ad assumere questo ruolo. Accettane le conseguenze”.

Il patriarca Polieucte lo costringe a mandare in esilio Teofano e chiede altre concessioni che gli vengono date, così Zimisce ottiene l’appoggio del patriarca e può essere incoronato imperatore.

Interessante è notare come Nella stanza dell’imperatore si alternano le vicende storico-politiche che seguono la progressione della carriera militare di Giovanni Zimisce con il rilievo agli stati d’animo, alle aspettative di coloro che vissero in quel periodo. Ciò che colpisce, infatti, è che l’autrice sia riuscita ad esprimere la mentalità dell’epoca. 

Giovanni Zimisce

Un altro aspetto affascinante è la presenza di tre donne che scandiscono la sua vita predicendogli l’avvenire.

Salve Zimisce, tu che sarai domestikos d’Oriente. Salve, tu che un giorno sarai basileus ton romaion. Zimisce si ferma e distende il biglietto. Anche se le parole sono invisibili, non importa. Le ha imparate a memoria. La sua strada condurrebbe a quello. Un grado alla volta fino alla carica di domestikos.”

Queste tre donne mi hanno fatto pensare al ruolo del coro nelle tragedie greche, che anticipa quello che accadrà. Sono figure sospese tra il magico e l’onirico, un po’ tutto il romanzo è pervaso dall’alternanza tra realtà e sogno, tra riflessione ed azione, 

La parte riguardante le battaglie è descritta dettagliatamente, ma tutta la vita di Giovanni Zimisce è raccontata in modo avvincente, ci sono intrighi, congiure, tradimenti, tutti elementi che contribuiscono a tenere desta l’attenzione.

Affascinante e complessa la storia bizantina andrebbe approfondita e le donne ebbero una parte determinante, come nel caso di Teofano, donna bellissima, ma sicuramente infida e ambiziosa.

Sono stanca Zimisce. dice guardandolo negli occhi. Sono stanca della vita che sto conducendo. Ho rispettato mio marito per 6 anni, e l’ultima volta in cui ho riso e sono stata felice è stato durante quel banchetto a Cesarea. Sono stanca e sono arrabbiata. E voglio te perchè tu puoi condividere la mia stessa rabbia.

Con uno stile elegante e dimostrando una notevole padronanza della materia storica, Sonia Aggio ha confezionato un romanzo letterario, a tratti epico, che fornisce un ritratto verosimile di Giovanni Zimisce e di coloro che gli furono vicini.

/ 5
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La portalettere – Francesca Giannone

La portalettere – Francesca Giannone – Nord

Recensione a cura di Massimiliano Mascalzi

La portalettere. «Francesca Giannone ci porta dentro un grande romanzo storico e di formazione, intessuto con maturità e sapienza, che parla a ognuno di noi nel modo in cui un frammento di vita contiene e può restituire il cosmo intero.» Io Donna «Giannone raccoglie i cocci di una vita attraversando trent’anni di memoria personale e storica, con caparbietà e delicatezza.» la Repubblica «La portalettere nasconde un’anima forte, quella delle storie marginali e salvate.» Tuttolibri – La Stampa – Nadia Terranova Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent’anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all’amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell’istante in cui l’ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent’anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.

 

RECENSIONE

“Era convinta che l’amore non avesse bisogno di troppe stanze né di camere da chiudere a chiave. Lo spazio fisico, quand’è troppo, aumenta anche la distanza tra i cuori: quando mai le principesse vivono felici nei castelli?”

Intendiamoci carino è carino, si legge d’un fiato, commuove il giusto, e parla d’amore non sconfinando nel melodrammatico, c’è persino un mix ben dosato fra personaggi simpatici e altri cui passeresti sopra col trattore (in grande amicizia sia chiaro).
Insomma si può leggere, in giro c’è anche di peggio senza entrare nei particolari, le note positive non mancano soprattutto se lo si approccia senza aspettative eccessive, io poi, figuriamoci, mi attendevo qualcosa ad alto tasso glicemico, una trama del tipo “la postina della Val Gardena bacia solo con la luna piena, uno a te, uno a me, yuke-lì yuke-lì oilè”, in fondo mi è andata di lusso.

Dietro questo romanzo c’è invece una storia che parte addirittura dal Covid, l’autrice in cassa integrazione rovistando in un cassetto scova un biglietto da visita della bisnonna portalettere nel Salento degli anni trenta (oddio i postini che girano col biglietto da visita francamente mi suonano strani pure oggi) e ha l’illuminazione… d’altronde che cos’è il genio se non, come argomentava il Melandri in Amici miei, fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione?
E quindi nasce La portalettere ovvero un romanzo storico che si svolge a cavallo della guerra (tra il 1930 e il 1961) ma non fa menzione della guerra.

Si perché la storia s’interrompe nel 1938 e riprende nell’aprile del 1945, come l’albo d’oro del Giro d’Italia praticamente, ma la cosa assurda è che i personaggi non sono stati minimamente scalfiti dal conflitto e li ritroviamo alle prese con la loro vita di sempre manco per sette anni avessero vissuto sotto la nuvoletta di Fantozzi.
In questi sette anni nessuno è partito per il fronte, nessuna ha fatto l’infermiera volontaria, non si parla di occupazione, bombardamenti, liberazione, di referendum tra monarchia e repubblica, elezioni del 48, piano Marshall, insomma il Salento sembra una vera e propria enclave ma di cosa non si sa.

La portalettere

Che uno potrebbe chiedere ma la sospensione d’incredulità dove me la metti? Assolutamente ma se mi fanno sparire da sotto gli occhi la seconda guerra mondiale senza neppure pronunciare sim sala bim come il mago Silvan potrò essere un tantinello inc….to alla maniera del Marchese del Grillo contro Aronne Piperno?

“Dai, Anna – disse Carlo ridacchiando – Non è un lavoro da donne. Cosa ci sarebbe di non adatto a una donna? – ribatté lei piccata. – È faticoso», rispose lui. – In giro tutto il giorno con la pioggia e con il sole. Ci perderesti la salute. Non esistono portalettere donna – Finora – disse Anna.”

Comunque se uno riesce a farsene una ragione di certe lacune, siano anche volute, la lettura risulta gradevole, probabilmente è presente anche un significato morale sebbene, a parer mio, non è tanto quello voluto dall’autrice (l’emancipazione femminile ai livelli descritti nel romanzo in quegli anni e nel Salento, beh insomma è difficile anche solo immaginarla) quanto uno probabilmente più banale ovvero la menzogna, sotto qualunque veste si presenti, non paga mai.
Soprattutto l’amore basato sul non detto, i segreti portati nella tomba, le verità nascoste e negate pure davanti alle evidenze, non conducono mai a nulla di buono.

“Be’, ti confesso una cosa: in questi anni di silenzio tra noi, ho continuato a sottolineare ogni libro che ho letto, e a scrivere a lato le mie note per te, anche se sapevo che non le avresti mai più lette.”

Al di là della mia personale valutazione la sensazione è di un prodotto magari non studiato a tavolino ma comunque cercato e voluto da una casa editrice che è la stessa dei Leoni di Sicilia e di altre opere di buon successo e della medesima cifra stilistica.
Tuttavia rispetto ai due lavori di Stefania Auci  la parte romanzata risulta assai più accentuata, le vicende della famiglia Greco (su cui ovviamente si conosce molto meno dei Florio) sono state, per ammissione della stessa Giannone, ampiamente rimaneggiate e modificate per esigenze narrative.
Insomma romanzo storico si ma largo spazio alla fantasia dell’autrice che peraltro non esclude il ritorno (un po’ alla Califano) dei protagonisti senza specificare in quale veste (prequel, sequel o quant’altro).
D’altronde ogni epoca ha i suoi mali necessari, la nostra ha le trilogie letterarie e soprattutto gli adattamenti televisivi (pare che i diritti tv de La portalettere risultino già aggiudicati dopo aste piuttosto combattute).
Attendiamo quindi con moderata fiducia l’ineluttabile approdo sugli schermi delle avventure della portalettere.

/ 5
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La brigante – Daniela Piazza

La brigante – Daniela Piazza – Altrevoci Edizioni

Recensione a cura di Valeria Lorusso

La brigante. Egitto, 1249. La settima Crociata, iniziata nel migliore dei modi con la presa della città di Damietta, si trasforma in un logorante stallo che mette a dura prova l’armata cristiana, in attesa di rinforzi e rifornimenti. Francesco Fieschi e alcuni compagni assaltano una carovana diretta in città fingendosi briganti, a caccia di ricchezze. Durante l’attacco Francesco incappa in un vecchio moribondo che, credendolo un altro, con le ultime forze lo implora di mettere in salvo un misterioso tesoro. Da quel momento per lui non c’è pace. Chi è la persona a lui così somigliante? Ed esiste veramente un tesoro? Neppure la furia della guerra metterà fine alle sue ossessioni. Intanto in Francia sua moglie Matelda de la Rocheblanche, dopo i gravi eventi accaduti, è stata chiusa in convento. Ma una notte il richiamo della libertà si fa sentire imperioso: scappa, iniziando la sua nuova vita da fuggiasca che le porterà momenti di terrore ma anche nuove, sorprendenti, opportunità. Le esistenze di Matelda e Francesco sembrano essersi definitivamente separate, ma fino a che punto i due riusciranno a ingannare il destino?

RECENSIONE

Siamo in Egitto nel1249, la settima crociata che si è aperta con la conquista di Damietta si trasforma in una stasi che mette a dura prova l’armata cristiana. Francesco Fieschi e i suoi compagni assaltano una carovana fingendosi briganti per andare a caccia di ricchezze.

Cavalli e cammelli! Un’altra carovana! Questa si che poteva essere una fortuna, se confermata! Le carovane di mercanti erano diventate ormai l’unica possibile sorgente di denaro. 

In questo attacco Fieschi incappa in un vecchio mercante che, ormai in fin di vita, lo scambia per suo figlio e gli parla di un tesoro. Da quel momento Fieschi si porrà degli interrogativi, ossia chi è questa persona che gli assomiglia così tanto e dov’è il tesoro. Non si darà pace neanche con la guerra in atto. La brigante

Nel frattempo la moglie di Francesco, Matilda de la Rocheblanche, dopo la morte del figlio è chiusa in convento. Ma il richiamo della vita si fa sentire e decide di fuggire iniziando una vita da fuggitiva. Si nasconde a Parigi dove si imbatte casualmente in un piccolo ladruncolo: Martin. La vita le ha donato una seconda possibilità dopo la perdita del figlio e Matelda fa di tutto per non perdere questo nuovo figlio. Cosa accadrà ai due protagonisti che in questo secondo capitolo si sfiorano senza incontrarsi

Questo secondo capitolo scaturisce dalla rielaborazione in forma di trilogia di un racconto creato per un progetto scolastico sul Romanico in Liguria. Da dover essere  un romanzo ambientato in questa regione le vicende si spostano in Francia e in Egitto (sede della settima Crociata): 

Settima Crociata

Francesco Fieschi e Filippo Grimaldi si ritrovano in Egitto scortati dai rispettivi scudieri, la loro amicizia sarà sempre salda ma, vuoi la stanchezza, la fame e la guerra qualcosa non sarà più come prima, forse Filippo ha dei sensi di colpa per quanto accaduto con Matelda.

Matelda subisce una profonda trasformazione che rende il suo personaggio ancora più interessante rispetto al primo capitolo. Una donna che va incontro ad una vita nuova, che si affeziona a un bambino per il quale lottare. Ecco è proprio questo scopo di vita a rendere il personaggio più affascinante.

Dopo qualche giorno di paziente accudimento, in cui Matelda gli aveva fatto scivolare tra le labbra ostinatamente chiuse gocce di acqua e miele e di latte, finalmente il piccolo aveva riaperto gli occhi e il suo sguardo, appena era stato in grado di riconoscere ciò che gli stava intorno, si era illuminato, Le sue prime parole, poco più di un bisbiglio ma perfettamente intellegibili, erano state piene di gratitudine e di infinita fiducia: <Maman! Lo sapevo che saresti venuta a liberarmi!>.

 

Ci sono molte descrizioni di scene di battaglie, di assedi, di scontri corpo a corpo. La Crociata viene raccontata delineando le dinamiche di un esercito composto da uomini spregiudicati che  prendono le decisioni senza valutare rischi e vantaggi, a spregio della vita delle proprie milizie, 

A queste pagine che costituiscono la parte più cospicua,

Lo scontro fu meno efficace del previsto, ma un buon numero di nemici cadde comunque. Si passò immediatamente al corpo a corpo con mazze e spade; nel frattempo stava arrivando la fanteria, e la baraonda fu subito bestiale, qualcosa di ben diverso dallo scontro seguito allo sbarco a Damietta,  allora c’era stata una serie ordinata di spostamenti, di mosse e contromosse, in cui era ben chiaro l’andamento della battaglia.

si alternano le vicende di Matelda che alleggeriscono il racconto delle guerre. La brigante

Il ritmo narrativo si svolge con continuità e fluidità, la trama si dipana linearmente lungo tutto il racconto, i dialoghi piuttosto diretti rendono più incisiva la narrazione e i personaggi seppur immersi in contesti complicati riescono a trovare la propria via.

Non ci resta che aspettare il terzo capitolo per vedere come Francesco e Matelda si ritroveranno e quali saranno le vicende che porteranno alla conclusione di questa storia.

/ 5
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La regina senza trono – Ornella Albanese

La regina senza trono – Ornella Albanese – Mondadori

Recensione a cura di Valeria Lorusso

La regina senza trono. 495 d.C. Il suo stesso nome ne evoca la forza. Amalasunta: la forte Amala. Lo ha deciso sua madre, per lenire la frustrazione del grande Teoderico, re degli Ostrogoti: una figlia forte e sana come il maschio che non è arrivato. E Amalasunta non delude le aspettative, crescendo fiera e determinata. Dal padre, grande guerriero e stratega che ha riunito sotto di sé tutto il suolo italico, acquisisce l’ardimento e il valore ma anche l’amore per la cultura. Studia gli autori greci e latini, disserta di filosofia e teologia, trascurando invece le arti femminili, a cui preferisce le uscite a cavallo e le battute di caccia in compagnia del suo schiavo Traguilano. Il giorno in cui Teoderico la conduce con sé nella chiesa di Santa Croce a Ravenna, gli splendidi mosaici che la rivestono le annunciano il futuro. Presto, per volere del padre e per mano di maestri bizantini, altre pietre daranno testimonianza della grandezza del regno; Amalasunta, però, è consapevole che non potrà mai fare ammenda del suo errore più grande: essere nata femmina. Anche se su quei muri troverà posto il suo ritratto, quando siederà in trono non sarà per regnare ma per stare accanto a un uomo scelto da altri come suo marito e sovrano. La libertà è però un sogno a cui Amalasunta non intende rinunciare. La libertà di decidere il proprio futuro, di scegliere ciò che è bene per il suo popolo. La libertà di amare qualcuno che non è degno del sangue regale ma ha fatto breccia nel suo cuore, perché ha saputo riconoscere nello spirito indomito di una donna il coraggio di pretendere ciò che le spetta. In un racconto serrato e avvincente, rivive una figura di grande fascino e modernità.

RECENSIONE

Leggere questo romanzo su Amalasunta è stato un modo per conoscere una figura femminile poco nota della storia e sulla quale ci sono poche notizie, per lo più frammentarie e lacunose, così Albanese ha dovuto sopperire con la fantasia alle “mancanze” storiche.

La regina senza trono è la storia di Amalasunta, l’autrice parte dall’uccisione di Odoacre per mano di Teoderico secondo quanto riportato dalla leggenda e prosegue con il suo matrimonio e la nascita di Amalasunta, La narrazione prosegue raccontando l’infanzia, l’adolescenza e la maturità, il primo matrimonio, la perdita del padre, il secondo matrimonio e la perdita del figlio. Questi furono i momenti salienti della sua vita a cui vanno aggiunti gli aspetti più propriamente di fantasia che con estremo equilibrio e verosimiglianza rendono la lettura estremamente gradevole.

Amalasunta, una donna forte e volitiva, capace di piegarsi ma non di spezzarsi, amante del sapere e della conoscenza:

La conoscenza è un’arma, Traguilano, al pari della spada, Nessuno può ingannarti e prendersi gioco di te, se possiedi la conoscenza. I libri spalancano mondi inesplorati che ti piacerà conoscere. Vivrai mille vite diverse dalla tua. Viaggerai ovunque, conoscerai popoli stranieri e le loro civiltà. Esplorerai l’intero mondo, Ti diventerà facile capire i complicati ragionamenti dei filosofi. E poi potrai conversare con me e non essere solo uno schiavo a cui non è richiesto pensare. Saper leggere renderà liberi i tuoi pensieri.

Amalasunta

Senza dubbio una figura carismatica, una donna appassionata e purtroppo sfortunata nella sfera personale. Ebbe due mariti:  Eutarico e Teodato, il primo un uomo crudele che la trattò peggio di una serva e il secondo un subdolo manipolatore, un uomo avido e astuto politicamente che la distrusse.

Ho scoperto quindi una figura di donna che nei suoi immensi dolori fu capace di reagire per il bene del regno tenendo presenti gli insegnamenti del padre:

Non doveva arrendersi, Era quella la regola della sua gente. Non era stato il primo insegnamento che il grande Teoderico le aveva impartito, quando era ancora una bambina? Ricarda che sei figlia di un re. La figlia di un re non si arrende mai, ancor di più se è figlia di un re ostrogoto.

La figura di Teoderico fa da contraltare per quasi tutta la lunghezza del romanzo, mi è piaciuto il ritratto che ne fa Albanese, un uomo capace di creare equilibrio tra Goti e Latini, di far prosperare il regno distribuendo le ricchezze:

Sono stato un buon re, Amalasunta. Un re generoso, Ho distribuito ricchezza, ho premiato sempre l’integrità dei dignitari. Ho lusingato in ogni modo i Latini prendendo anche le loro parti contro la protervia  della mia gente

Un uomo che si erge maestoso e al quale questo romanzo rende giustizia.

Interessanti anche le piccole parti che riguardano il mosaico e le tecniche con cui venivano apposte le tessere sfaccettate creando dei mirabolanti giochi di luce.

Come sempre mi sono crogiolata nella lettura delle note finali con cui l’autrice spiega come ha impostato la trama del romanzo e ho notato una scrittura sicuramente più matura rispetto ai suoi lavori precedenti.

  • PRO___________giusto equilibrio tra storia e fantasia
  • CONTRO_______nulla da dichiarare
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Aquitania – Eva Garcia Saenz de Urturi

Aquitania – Eva Garcia Saenz de Urturi – Piemme

Recensione a cura di Valeria Lorusso

Aquitania. È il 1137 quando Eleonora, figlia del duca d’Aquitania, ritrova la propria voce. Il suo silenzio era iniziato cinque anni prima, il giorno in cui, ancora bambina, aveva subito un indicibile oltraggio. Ma ora non può più tacere: suo padre Guglielmo è stato assassinato a Compostela. Di lui non è rimasto che un corpo scempiato, la pelle di uno strano colore blu. E lei, a tredici anni, è la duchessa d’Aquitania, di quella terra prospera che le ha dato la vita ma che le toglierà tanto, persino il suo vero amore. Perché per Eleonora non c’è più tempo per pensare ai propri desideri. Ora la sua unica missione è vendicare l’assassinio del padre e, al tempo stesso, proteggere la sua terra dalle mire del re di Francia, Luigi VI. Convinta che dietro la morte di Guglielmo ci sia proprio il re, accetta di sposarne il figlio, il fragile Luigi VII, così da poter accedere a corte e, insieme alle sue fedeli spie, i “gatti aquitani”, indagare da una posizione privilegiata. Ma quando anche il sovrano francese muore in circostanze simili a quelle di suo padre, Eleonora capisce che dietro quegli omicidi c’è molto di più, una verità che arriva dal passato, da sempre custodita da una figura rimasta nell’ombra… Tra battaglie, passioni, vendette e segreti, la storia di una donna forgiata dalla sofferenza, protagonista di un secolo dalle cui ceneri sorgerà la futura Europa.

RECENSIONE

Ho avuto modo di approfondire la figura di Eleonora d’Aquitania negli ultimi mesi e ho apprezzato nello studio della sua figura delle caratteristiche che la resero unica e, sicuramente a detta degli storici, una delle donne più importanti del Medioevo, se non la più rilevante. 

In questo romanzo viene narrata una parte della sua vita, quella che va dalla morte del padre a dopo il ritorno dalla II Crociata. Durante la narrazione in cui la voce di Eleonora si alterna a quella del marito Luigi VII, viene raccontata la storia di un fanciullo che si scoprirà avere un ruolo di primo piano nella vicenda. 

Eleonora d’Aquitania

Infatti in questo romanzo alle vicende storiche note si alterna un giallo riguardante le morti di Guglielmo padre di Eleonora e di Luigi VI di Francia morti, secondo il romanzo, entrambi avvelenati. Queste due morti avranno un ruolo importante durante la narrazione e saranno il pretesto per conoscere e apprezzare ancora di più il carattere volitivo di Eleonora che unì al titolo di duchessa d’Aquitania e regina di Francia la capacità di comprendere che se voleva avere la giusta considerazione per il ruolo che occupava doveva fingersi sottomessa e muoversi abilmente usando le chiavi giuste.

Quindi una donna intelligente, colta, amante del lusso, che a Parigi si ritrova in una corte buia, fredda, povera e dovrà faticare per farsi accettare, non riuscendoci mai completamente. 

Luigi VII non eccelse certo come sovrano, un uomo dal carattere fragile, non portato per il governo del regno, aspirava ad una vita religiosa e di studio, si ritrovò suo malgrado a ricoprire un ruolo che non voleva, Nel romanzo l’autrice riesce a ricreare perfettamente il personaggio così come la storia ce lo tramanda senza abbellimenti per fini narrativi

La ricostruzione storica degli avvenimenti è precisa ed accurata sia per quanto riguarda la cronologia storica che per le descrizioni di quelli che erano gli usi e i costumi dell’epoca. Anche il “giallo” è così ben congegnato da risultare storicamente attendibile, tanto che mi sono chiesta se le cose non fossero andate davvero così.

Tra avvelenamenti, intrighi, vendette, l’attenzione rimane desta, soprattutto nella parte finale. Qualche rallentamento del ritmo lo si ha nella parte centrale della storia. Peccato che il romanzo riguardi solo una piccola parte della vita di Eleonora, mi sarebbe piaciuto scoprire come l’autrice avrebbe impostato la sua vita come regina d’Inghilterra.

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Ufo 78 – Wu Ming

Ufo 78 – Wu MIng – Einaudi

recensione a cura di Massimiliano Mascalzi

Ufo 78. Il tramonto degli anni Settanta, la musica e la politica, la repressione e la lotta armata, le controculture e le «sostanze», il femminismo e le lotte per l’aborto, il punk e le avvisaglie del «riflusso», sotto un cielo pieno di stelle. E di astronavi. 1978. Aldo Moro è rapito e ucciso. Sulle città piomba lo stato d’emergenza. «La droga» sfonda ogni argine. Tre papi in Vaticano. Le ultime grandi riforme sociali. Mentre accade tutto questo, di notte e di giorno sempre piú italiani vedono dischi volanti. È un fenomeno di massa, la «Grande ondata». Duemila avvistamenti nei cieli del Belpaese, decine di «incontri ravvicinati» con viaggiatori intergalattici. Alieni e velivoli spaziali imperversano nella cultura pop. Milena Cravero, giovane antropologa, studia gli appassionati di Ufo in una Torino cupa e militarizzata. Martin Zanka, scrittore di successo, ha raccontato storie di antichi cosmonauti, ma è stanco del proprio personaggio, ed è stanco di Roma. Suo figlio Vincenzo, ex eroinomane, vive a Thanur, una comune in Lunigiana, alle pendici di un monte misterioso. Il Quarzerone, con le sue tre cime. Luogo di miti e leggende, fenomeni inspiegabili, casi di cronaca mai risolti. L’ultimo, quello di Jacopo e Margherita, due scout svaniti nei boschi e mai ritrovati. Intorno alla loro scomparsa, un vortice di storie e personaggi. Un romanzo vasto, corale, psichedelico.

(altro…)

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L’inverno dei leoni – Stefania Auci

L’inverno dei leoni – Stefania Auci – Nord

recensione a cura di Massimiliano Mascalzi

L’inverno dei leoni. La saga dei Florio continua «Un caso letterario nazionale, e non solo.» il Venerdì – la Repubblica «Ambizioni, splendori, molti rimpianti. Dietro, Palermo che cresce con i Florio, suoi amanti e padroni. La storia meravigliosa e terribile è quella che ha stregato (e continua a stregare) i lettori dei Leoni di Sicilia.» Sette – Corriere della Sera «Stefania Auci torna a intrecciare la storia alle storie, la forza alle fragilità, la magnificenza al decadimento. Nel fluire magico di queste pagine c’è tutto: chi siamo, chi siamo stati, chi saremo. » Nadia Terranova Hanno vinto, i Florio, i Leoni di Sicilia. Lontani sono i tempi della misera putìa al centro di Palermo, dei sacchi di spezie, di Paolo e di Ignazio, arrivati lì per sfuggire alla miseria, ricchi solo di determinazione. Adesso hanno palazzi e fabbriche, navi e tonnare, sete e gioielli. Adesso tutta la città li ammira, li onora e li teme. E il giovane Ignazio non teme nessuno. Il destino di Casa Florio è stato il suo destino fin dalla nascita, gli scorre nelle vene, lo spinge ad andare oltre la Sicilia, verso Roma e gli intrighi della politica, verso l’Europa e le sue corti, verso il dominio navale del Mediterraneo, verso l’acquisto dell’intero arcipelago delle Egadi. È un impero sfolgorante, quello di Ignazio, che però ha un cuore di ghiaccio. Perché per la gloria di Casa Florio lui ha dovuto rinunciare all’amore che avrebbe rovesciato il suo destino. E l’ombra di quell’amore non lo lascia mai, fino all’ultimo… Ha paura, invece, suo figlio Ignazziddu, che a poco più di vent’anni riceve in eredità tutto ciò suo padre ha costruito. Ha paura perché lui non vuole essere schiavo di un nome, sacrificare se stesso sull’altare della famiglia. Eppure ci prova, affrontando un mondo che cambia troppo rapidamente, agitato da forze nuove, violente e incontrollabili. Ci prova, ma capisce che non basta avere il sangue dei Florio per imporsi. Ci vuole qualcos’altro, qualcosa che avevano suo nonno e suo padre e che a lui manca. Ma dove, cosa, ha sbagliato? Vincono tutto e poi perdono tutto, i Florio. Eppure questa non è che una parte della loro incredibile storia. Perché questo padre e questo figlio, così diversi, così lontani, hanno accanto due donne anche loro molto diverse, eppure entrambe straordinarie: Giovanna, la moglie di Ignazio, dura e fragile come cristallo, piena di passione ma affamata d’amore, e Franca, la moglie di Ignazziddu, la donna più bella d’Europa, la cui esistenza dorata va in frantumi sotto i colpi di un destino crudele. Sono loro, sono queste due donne, a compiere la vera parabola – esaltante e terribile, gloriosa e tragica – di una famiglia che, per un lungo istante, ha illuminato il mondo. E a farci capire perché, dopo tanti anni, i Florio continuano a vivere, a far battere il cuore di un’isola e di una città. Unici e indimenticabili. (altro…)

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L’imprecisione perfetta – Franco Garrone

L’imprecisione perfetta – Franco Garrone – Robin

L’imprecisione perfetta. Liguria Occidentale, anno 1935, è il periodo antecedente all’entrata in guerra. Adam Bronte, un bambino di appena undici anni, sta per ricevere in regalo il violino che cambierà per sempre la sua vita. Le brutalità della guerra vengono offuscate dalla bellezza della musica e Adam non può far altro che essere schiavo di questa passione. Parte per il Conservatorio, lì incontra Irina, la giovane figlia del console russo, e tra i due sboccia subito qualcosa. Insieme al reciproco coinvolgimento per la musica, scoprono che i loro violini, dalla forma particolare, sono in realtà i “due violini in amore”, realizzati secondo la leggenda dallo stesso Stradivari. Genova viene bombardata e il cambio di alleanze porta Irina a una fuga improvvisa, lasciando in Adam una profonda amarezza. La vita va avanti e Adam non si scoraggia, inizia la scalata verso la realizzazione dei suoi sogni. Adam ritrova Irina, ma i due amanti sono nuovamente divisi. In un clima di profonda tensione sociale, nei meccanismi cupi della Guerra Fredda, riusciranno Adam e Irina a riabbracciarsi di nuovo e a lasciare il passato alle spalle? (altro…)

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Matilde – Rita Coruzzi

Matilde – Rita Coruzzi – Piemme

 

Matilde. 1046, Mantova. Tutto ebbe inizio con un sogno: un campo di battaglia, il fuoco, centinaia di morti. E poi una donna, i capelli rossi, l’armatura bianca, la spada in pugno, a ottenere la vittoria, riprendersi la sua terra. Questo sognò Beatrice di Canossa poco prima di dare alla luce la sua terza figlia, Matilde. Sapeva che la bambina avrebbe avuto un grande avvenire, ma mai avrebbe immaginato che potesse diventare un simbolo, la donna più temuta e rispettata del suo tempo, una combattente. Il suo destino, secondo la tradizione, era al fianco di un guerriero di nobili natali scelto dal padre. Solo una moglie, quindi, anche se blasonata, o una badessa di un importante convento. Ma le cose andarono diversamente. Dopo la morte prematura del padre, la cui posizione era considerata scomoda dall’imperatore Enrico III, e del fratello, avvelenato, Matilde si trovò costretta a governare, Grancontessa di tutte le terre italiche a nord dello Stato Pontificio, a combattere per difendere i suoi sudditi, al fianco del papa durante la Lotta per le investiture, a trattare per la pace tra Gregorio VII ed Enrico IV. Mai un giorno della sua vita venne speso per se stessa, ma la Storia la vede ancora oggi protagonista. (altro…)

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Le acque del sonno eterno – Maria Cristina Pizzuto

Le acque del sonno eterno – Maria Cristina Pizzuto – PubMe

Le acque del sonno eterno. Sara, rimasta orfana a causa di un incidente, è costretta ad andare a vivere al castello del suo austero zio Alberto, in una cittadina chiamata Pomlete. Al suo arrivo è accolta con estrema freddezza ma, con il passare dei giorni, fa amicizia con Marta, la cuoca, e con Erika, la moglie defunta dello zio. Saranno proprio lo spirito di Erika e la pazienza di Sara a sciogliere il cuore arido e indurito di Alberto, trasformandolo in una persona cordiale e amabile. Nonostante i ripetuti moniti di Erika di stare lontana dall’acqua, Sara deciderà di trasferirsi in un paesino nei pressi di una diga, dove troverà la sua indipendenza e l’amore al fianco di Francesco, fino al fatidico giorno in cui la diga riverserà le sue acque sul centro abitato, trasformando le loro vite per sempre…Questo racconto vuole ricordare il disastro provocato dalla rottura della diga del Vajont, che in una sola notte ha causato mille e novecento morti. Tragedia che poteva essere evitata e che ha causato danni all’ambiente e alle persone, devastando un intero paese. Sebbene la narrazione sia puramente fantastica, vuole mettere in risalto come vite diverse vengano spezzate in poco tempo, per motivi futili e prese di posizione politico-economiche. Questa storia è stata scritta per non dimenticare, per sottolineare che la superficialità umana spesso porta alla distruzione di vite, gremite di desideri ed emozioni. L’Uomo diventa, qui, il dio di se stesso. Un suo errore può varcare il limite della vita e della morte, ed egli si fa autore di misfatti che potrebbero benissimo essere evitati. È un urlo a chiunque possa decidere delle sorti dell’umanità a essere più responsabile in ciò che si fa e si esercita, a prescindere dai giri economici e di potere.“ Le acque del sonno eterno” vuole implorare tutti gli uomini a imparare dai nostri stessi errori. Sbagli che hanno portato a catastrofiche conseguenze spezzando l’esistenza di molte vite umane. (altro…)

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