Note di rosso. “Stanotte Lei è la sola/ e non le manca altro” Note di rosso è una raccolta di poesie, di frammenti di diario e immagini che rappresentano l’insieme delle esperienze visionarie dell’autrice. Con versi intensi e prosa poetica, esplora l’equilibrio tra la tenerezza e lo spirito selvaggio di ogni donna, non dimenticando la fragilità del disincanto. L’impostazione diaristica ci catapulta in una dimensione caotica dalla penna raffinata e profumata, come un racconto seguiamo i suoi pensieri nell’arco temporale di un anno fino alla chiusura del cerchio, la rinascita. É da questo punto che comincia il viaggio attraverso l’animo di Emma, l’alter ego dell’autrice, per ripercorrere l’estasi e i tormenti di mesi in bilico tra transizioni, amore e delusioni, alla fine della strada sono i temuti vent’anni la meta tanto attesa. Il risultato é autentico e puro, perché Emma ci racconta storie scritte col sangue versato. (altro…)
Bolena. Ascesa e caduta della seconda moglie di Enrico VIII, ritenuta responsabile dello scisma d’Inghilterra. Il racconto per testo e immagini del trionfo della Ragion di Stato, delle questioni dinastiche che sopravanzano le passioni e i doveri coniugali. Le ossessioni di una donna vittima di accuse infamanti, il processo e l’esecuzione. Lisa Merletti dona un’iconografia perfetta ad Anna Bolena, ne rappresenta l’intelligenza, il calcolo, la bellezza seduttiva, il dolore. Il dramma di una donna sola contro tutti. “Non hai fatto che elevarmi; da semplice gentildonna a marchesa, da marchesa a regina e ora, che non puoi ulteriormente promuovermi in questo mondo, fai di me una santa in Paradiso.” (altro…)
Psycho. Norman Bates vuole molto bene a sua madre, il problema è che la donna è morta da più di vent’anni, o almeno questo è quello che pensa la gente nella tranquilla cittadina di Fairvale, in California. Norman vive con la madre nella casa vicino all’albergo di famiglia, il Bates Motel, lungo il vecchio tracciato dell’autostrada, oggi in disuso. Una sera si presenta alla reception una giovane donna, Mary, ladra per amore: l’incontro turba i pensieri di Norman, ma la madre veglia su di lui, decisa a proteggerlo con il suo coltello da macellaio. Un grande romanzo che ha ispirato un film leggendario, un viaggio da brivido nella mente di un uomo, e tra le ombre della sua identità. (altro…)
Cernunnos. Può una ragazza di oggi affrontare il mistero della magia e dell’amore, scoprendo che miti e leggende sono sorprendentemente veri?
E’ ciò che accade a Katrina, ragazza tedesca nata e cresciuta a Colonia in una famiglia tutta femminile.
Con l’aiuto dei suoi più cari amici riuscirà a venire a capo di quanto alcuni sogni rivelatori le sussurrano notte dopo notte: lo straordinario ragazzo incontrato e di cui s’innamora in breve tempo è in realtà una creatura particolare.
Anna Bolena. Intelligente, libertina, ambiziosa, orgogliosa, vittima innocente e donna scandalosa: Anna Bolena, una delle protagoniste più famose della storia inglese, divenne celebre per essere stata colei che diede il via allo Scisma anglicano, alla riforma della Chiesa inglese e alla diffusione del protestantesimo attraverso il divorzio di Enrico VIII e Caterina d’Aragona. Ma andò proprio così, o quella rivoluzione – a cui Lady Boleyn diede il suo contributo determinante – prese piede anche sulla base di forze sinergiche in atto, come il braccio di ferro tra il potere temporale e l’autorità papale e gli interventi di contrasto alle mire espansionistiche dei regni continentali? Tutto ciò in un contesto di instabilità della neonata monarchia Tudor, guidata inaspettatamente dal rampollo “ruota di scorta” Henry che, con l’attuale duca di Sussex, oltre all’omonimia condivideva il destino dinastico di “Spare”, il pezzo di ricambio, con tutto ciò che una simile posizione comportava. Dopo mille giorni sul trono, Anna, passata da essere ex amante reale a regina consorte – una parabola, quest’ultima, che si è ripetuta in tempi recenti, a distanza di oltre cinque secoli da allora – nonché madre della gloriosa Elisabetta I, fu condannata a morte per presunte infedeltà coniugali, incesto e pratica della stregoneria. Eppure, lettere e documenti – alcuni ancora poco noti – riaffiorati da più di cinquecento anni fa ci consegnano una ricostruzione storica molto più articolata e complessa, da cui emerge l’immagine di un’antieroina controcorrente, incredibilmente moderna, che, tra luci e ombre – come quelle dell’epoca in cui visse – ha lasciato un segno indelebile, nel mondo britannico e non solo.(altro…)
Sagome di carta.Roma, 1996. La giornalista e fotografa Cordelia Malandri viene inviata a Triora, un borgo nell’entroterra ligure, per scrivere un servizio sulla feroce caccia alla streghe avvenuta nel 1587. Lì conoscerà Massimiliano, un ex insegnante di storia, e Bianca Maria, l’ultima discendente delle streghe diTriora, che le farà rivivere gli eventi di quell’anno drammatico raccontandole della carestia che mise in ginocchio il paese, della la quale vennero accusate le donne “sapienti”, additate come “bagiue”, ovvero streghe. Tra le vittime la giovane Angelina Clavenna. La sua storia, il suo amore impossibile per Tommaso Carrega, la prigionia e le torture subite, fanno di lei la vera protagonista del romanzo che, pagina dopo pagina, rivela il legame tra Angelina e Cordelia, i fili dell’odio e dell’amore, del passato e del presente che si intersecano fino all’unico epilogo possibile.(altro…)
Nella stanza dell’imperatore. «Costantinopoli è la madre prima tradita, poi persa e infine dimenticata dall’Europa. Sonia Aggio ce ne restituisce il volto e la storia con cura e amore in un romanzo al contempo delicato e vigoroso». Paolo Malaguti Giovanni Zimisce, cresciuto con gli zii materni, i Foca, e` diventato con il tempo un valoroso condottiero e combatte con coraggio per l’Impero bizantino accanto a Niceforo, il generale piu` brillante della sua epoca, e a Leone Foca. La guerra e` tutto cio` che gli rimane: sua moglie e` morta di parto e i parenti del padre, i Curcuas, lo considerano un traditore. Quando ormai sembra che Giovanni non abbia piu` altro scopo se non combattere al fianco dei Foca, tre streghe gli profetizzano che diventera` imperatore. Ma come e` possibile, visto che sul trono ora siede Niceforo, il suo mentore, l’uomo che l’ha cresciuto e per cui darebbe la vita? Quando proprio Niceforo gli voltera` le spalle e l’affascinante Teofano bussera` alla sua porta, Zimisce dovra` decidere che cosa fare in futuro: restare fedele all’imperatore, assecondando i principi con cui e` cresciuto, o prenderne il posto, accettando definitivamente il suo destino? Guerre, omicidi, congiure e tradimenti: dopo l’esordio con Magnificat, Sonia Aggio torna in libreria con un romanzo avvincente e denso di colpi di scena, ripercorrendo le vicende di un uomo straordinario che, partendo da semplice soldato, riusci` a cambiare le sorti del suo Impero conquistando inaspettatamente la corona. In questo libro, con grande talento e accuratezza, l’autrice ricostruisce la parabola esistenziale di Giovanni Zimisce attraverso il racconto epico della sua ascesa al trono, descrivendo la realta` quotidiana di una delle dominazioni piu` estese che il mondo abbia mai conosciuto. Un romanzo storico impeccabile, dal sapore di un classico che, con una trama ricca di intrecci, intrighi, amori e terribili inganni, e uno stile coinvolgente e ricercato, ci conduce tra le scintillanti stanze dei palazzi imperiali e i loro splendidi giardini, mostrandoci il volto segreto delle citta` d’Oriente. Luce e buio si alternano sul suo volto mentre lei si allontana, più gatto che donna, sguardo bramoso e distante. «La prima volta non eri pronto ad ascoltare, vero? Ma oggi lo sei. Sei pronto, Zimisce. Il tuo destino ti attende».
RECENSIONE
Il romanzo di Sonia Aggio, candidato al premio Strega (pochi giorni fa sono stati rivelati i nomi dei dodici finalisti), racconta le gesta di Giovanni Zimisce che fu basileus dei romei dall’undici dicembre 969 fino alla sua morte.
Nelle stanza dell’imperatore parte dalla sua infanzia e lo segue durante la sua crescita fino all’età adulta. Fu un valente condottiero e le sue imprese, come quelle contro Svjatoslav I di Kiev, appartengono alla storia militare bizantina.
Succedette a Niceforo II Foca dopo averlo assassinato grazie anche alla complicità di Teofano sua moglie, la basilissa che era diventata l’amante di Zimisce.
L’hai fatto per intrappolarmi, perchè avevi paura di non riuscire a convincermi, Ma la trappola si è ritorta contro di te, vero? Adesso io sono l’imperatore, e mentre discutiiamo la gente maledice il tuo nome: ti considera la vera colpevole”. Riflette su ciò che sta per dire: mi hai costretto ad assumere questo ruolo. Accettane le conseguenze”.
Il patriarca Polieucte lo costringe a mandare in esilio Teofano e chiede altre concessioni che gli vengono date, così Zimisce ottiene l’appoggio del patriarca e può essere incoronato imperatore.
Interessante è notare come Nella stanza dell’imperatore si alternano le vicende storico-politiche che seguono la progressione della carriera militare di Giovanni Zimisce con il rilievo agli stati d’animo, alle aspettative di coloro che vissero in quel periodo. Ciò che colpisce, infatti, è che l’autrice sia riuscita ad esprimere la mentalità dell’epoca.
Un altro aspetto affascinante è la presenza di tre donne che scandiscono la sua vita predicendogli l’avvenire.
Salve Zimisce, tu che sarai domestikos d’Oriente. Salve, tu che un giorno sarai basileus ton romaion. Zimisce si ferma e distende il biglietto. Anche se le parole sono invisibili, non importa. Le ha imparate a memoria. La sua strada condurrebbe a quello. Un grado alla volta fino alla carica di domestikos.”
Queste tre donne mi hanno fatto pensare al ruolo del coro nelle tragedie greche, che anticipa quello che accadrà. Sono figure sospese tra il magico e l’onirico, un po’ tutto il romanzo è pervaso dall’alternanza tra realtà e sogno, tra riflessione ed azione,
La parte riguardante le battaglie è descritta dettagliatamente, ma tutta la vita di Giovanni Zimisce è raccontata in modo avvincente, ci sono intrighi, congiure, tradimenti, tutti elementi che contribuiscono a tenere desta l’attenzione.
Affascinante e complessa la storia bizantina andrebbe approfondita e le donne ebbero una parte determinante, come nel caso di Teofano, donna bellissima, ma sicuramente infida e ambiziosa.
Sono stanca Zimisce. dice guardandolo negli occhi. Sono stanca della vita che sto conducendo. Ho rispettato mio marito per 6 anni, e l’ultima volta in cui ho riso e sono stata felice è stato durante quel banchetto a Cesarea. Sono stanca e sono arrabbiata. E voglio te perchè tu puoi condividere la mia stessa rabbia.
Con uno stile elegante e dimostrando una notevole padronanza della materia storica, Sonia Aggio ha confezionato un romanzo letterario, a tratti epico, che fornisce un ritratto verosimile di Giovanni Zimisce e di coloro che gli furono vicini.
Caterina d’Aragona. È passata alla storia come la regina ripudiata, Caterina d’Aragona, la moglie ferita che, anche di fronte alle umiliazioni e al rifiuto del marito Enrico VIII, re d’Inghilterra, mostrò fino all’ultimo grande dignità, virtù e incrollabile fede. La Trastámara, in realtà, fu molto di più, grazie a una personalità mite ma determinata, e alle sue doti naturali in fatto di leadership e diplomazia, che la resero una protagonista non passiva dei suoi tempi. Figlia dei sovrani cattolici Ferdinando II d’Aragona e Isabella I di Castiglia, prima donna in Europa a ricoprire, fin da giovanissima, l’incarico di ambasciatrice a corte, instancabile nella carità cristiana verso i poveri quanto capace di vincere sul campo di battaglia, Caterina si dovette fare largo dentro una società di uomini e scontrare con i loro giochi di potere, facendone emergere il ruolo essenziale e non scontato dell’elemento femminile. La sua vita rimarrà impigliata a quella di una giovane, bella e ambiziosa dama, Anna Bolena, e alle trame di palazzo del marito, tra la volontà di procacciarsi un erede maschio e lo scisma anglicano dalla Chiesa di Roma. Tra le sei mogli di Enrico VIII, rimase la preferita dai sudditi, che continuarono a rispettarla e ad amarla come una delle più illuminate sovrane della sua epoca.
RECENSIONE
Scrivere la recensione di una biografia è diverso rispetto a ciò che si scrive per un romanzo, ci sono però delle osservazioni che posso fare avendone lette alcune: ogni autore ha un suo stile, ce ne sono di più descrittive, particolareggiate ed avvincenti che si leggono come se fossero romanzi e altre più serie, da accademici che si leggono meno speditamente e che pur da amante della storia mi sono parse pesantucce.
La biografia della Penco su Caterina d’Aragona appartiene al primo tipo di “narrazione” e l’ho letta in pochi giorni con grande piacere ed interesse. Ho scoperto una figura di donna, oltre che regina,che pur nella mitezza dovuta alla buona educazione ricevuta, fu dotata di grande dignità, amata e apprezzata dal popolo, ambasciatrice in un tempo storico in cui alle donne non era concesso molto in termini di emancipazione, una donna coraggiosa che fu sempre coerente con il suo modo di vedere la vita e il matrimonio e che a causa delle sue idee pagò un prezzo elevato.
L’autrice ha saputo costruire una biografia che parte dall’infanzia di Caterinapermettendoci di conoscere meglio la Spagna e chi furono i suoi genitori (Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia), due monarchi che traghettarono Il loro paese verso la modernità. Il quadro che ne esce è quello di una famiglia unita, i genitori si amavano e dalla madre Caterina imparò molto sul comportamento da avere nei confronti del proprio sposo e in generale verso la propria nazione.
Calarsi nell’atmosfera del tempo aiuta anche a comprendere Caterina e la sua interiorità, la sua essenza. In questo percorso ci sono riferimenti alle vicende politiche europee in cui entrarono a far parte molti protagonisti di un periodo storico affascinante. Ripercorrendo brevemente la storia inglese dalla conquista normanna fino ad Enrico VIII Tudor il lettore ha la possibilità di conoscere e comprendere meglio quale fu l’Inghilterra che Caterina trovò al suo arrivo sul suolo inglese.
Chiunque non conosca nel dettaglio la storia tra lei ed Enrico potrà farsi un’idea personale e giungere alla propria opinione. Ho letto tutta la parte relativa alla validità del suo matrimonio con Enrico con attenzione e ho apprezzato il coraggio di una donna che ebbe sempre ragione ad affermare di essere l’unica moglie del re nonostante negli ultimi tempi del suo matrimonio venisse definita “principessa vedova”.
Non mancano parti riguardanti la Bolena che sto approfondendo ora con la lettura della sua biografia, sempre scritta dalla Penco. cenni sulle amanti del re Tudor e i figli illegittimi avuti da queste, un ritratto del cardinale Wolsey che per decenni fu il lord Cancelliere e che, praticamente, governava il paese poichè Enrico preferiva passare il suo tempo tra la caccia e la lettura.
Non mancano le citazioni di alcuni storici e stralci di alcune lettere inviate da Caterina al marito, molto interessanti per farsi un’idea ancora più precisa sulla personalità della sovrana. Al termine della biografia ci sono le considerazioni dell’autrice su Caterina, Enrico e una nutrita bibliografia a cui lei ha attinto le notizie e che può servire da approfondimento per chi volesse.
Trattoria Mercuri.Siamo a Roma, nella storica Trattoria Mercuri, luogo simbolico della memoria collettiva e della vita familiare. Qui il presente incontra un passato che si dipana attraverso la storia d’Italia, dalla presa di Porta Pia al secondo dopoguerra, grazie al racconto di due donne legate alla gestione della locanda: Fulvia, la madre di Maurizio, e Laura, la figlia di Maurizio, ultima della stirpe e per questo destinata a ricevere l’incarico di custodire e tramandare la memoria familiare. Le consapevolezze della nonna e le insicurezze adolescenziali della nipote si fondono in quel dolore che le unisce, la perdita di Maurizio: Fulvia cercherà di lasciarlo andare e Laura proverà ad accoglierlo in sé, come testimonianza di storie che altrimenti sarebbero destinate all’oblio. Trattoria Mercuri è un romanzo d’esordio maturo e delicato, che, partendo dalla narrazione di un’esperienza familiare, richiama un vissuto universale, in cui ogni lettore può rispecchiarsi. In un perenne moto oscillatorio fra dolore e speranza, scopriremo che la cura del passato può assumere il valore della rinascita, oltre che della crescita individuale e generazionale.
RECENSIONE
Siamo a Roma e l’azione parte dalla presa di Porta Pia per giungere agli anni 80 del nostro Novecento.La storia si sviluppa seguendo due donne: Fulvia e Laura, rispettivamente nonna e nipote e a far da trait d’union c’è appunto la Trattoria Mercuri, appartenuta e gestita dalla famiglia per diversi anni, In questo luogo di lavoro, ma non solo, i protagonisti di questa saga familiare vivranno gioie e dolori, si trasformeranno man mano che la società cambia sentendosi partecipi di ciò che li circonda.
Il forte legame che si instaura tra Fulvia e Laura è ciò che rende speciale questa storia familiare, non si può non partecipare empaticamente all’affetto che entrambe nutrono una verso l’altra.
E’ il racconto dolce e delicato si di una famiglia, ma anche di un paese e la sua storia. Potrebbe essere la vita di qualsiasi famiglia che sia nata e vissuta in quel periodo, quindi tutti vi ci possiamo riconoscere.
Alla fine aveva accettato di raccontarmi le storie con più particolari, Io prendevo appunti, lei mi disegnava le mappe delle case dove era vissuta, Era diventato un gioco e io andavo scoprendo non solo la vita di nonna ma anche quella storia che avevo letto sui libri. Tutto mi sembrava improvvisamente più vicino: le guerre mondiali, il fascismo, la repubblica. Non erano più avvenimenti e date, erano la memoria di chi quel periodo storico lo aveva vissuto, una testimonianza diretta.
Pur alternandosi nella narrazione, oltre Fulvia e Laura, oserei definire il romanzo coraleperchè ognuno dei personaggi ha un proprio ruolo e spazio, tutti sono funzionali rispetto agli avvenimenti narrati. Dai capostipiti Francesco e Stafanina ai rappresentanti più giovani quello che traspare è il grande affetto che li unisce tutti profondamente e che non si esaurisce nonostante gli inevitabili conflitti che caratterizzano tutte le famiglie.
Risero, complici, Per la prima volta si sentirono fratelli e mentre il sole si preparava a una nuova notte si strinsero le meni guardando l’orizzonte.
Laura che non ha conosciuto il padre grazie a Fulvia riesce a ricostruire la sua vita e inizia a “viverlo”, a sentirlo più vicino, sa che riscoprire le sue radici potrà servirle per affondare le proprie certezze, per renderla parte insostituibile della vita di Fulvia che grazie a lei rinasce alla vita.
Assomigliavi così tanto a tuo padre che per un momento mi sembrò di aver partorito io e di essere in quella casa ventisette anni prima. In fondo non era cambiato molto da allora, In un certo senso mi hai salvata. Mi hai dato una speranza, una motivazione per continuare a vivere, Tu sei l’eredità vivente di Maurizio, il suo testimone. E io ti amo esattemente come ho amato lui.
Non manca il conflitto tra Laura e la madre, una donna incapace di assumersi le responsabilità per i fallimenti e le delusioni della sua vita, preferendo scaricarle sugli altri. Sulla figlia opera un iper controllo per tutto ciò che la riguarda dagli aspetti più importanti a quelli meno- E’ una figura un po’ controversa, che, forse, nasconde dietro questa facciata una personalità fragile.
Infine mi è piaciuto molto ritrovare durante il percorso narrativo la mia giovinezza, tutte le notizie riportate dagli anni 70 in poi le ho vissute in prima persona e ricordo con precisione esattamente le stesse sensazioni descritte. Ritornare indietro e rivivere la tua giovinezza ti porta a delle domande, per alcune la risposta è stata già scritta, per altre ancora no. E’ questo il grande potere dei ricordi.
Complimenti all’autrice per il suo esordio, lo stile limpido e la narrazione gradevole. Attendiamo la conferma.
La portalettere. «Francesca Giannone ci porta dentro un grande romanzo storico e di formazione, intessuto con maturità e sapienza, che parla a ognuno di noi nel modo in cui un frammento di vita contiene e può restituire il cosmo intero.» Io Donna «Giannone raccoglie i cocci di una vita attraversando trent’anni di memoria personale e storica, con caparbietà e delicatezza.» la Repubblica «La portalettere nasconde un’anima forte, quella delle storie marginali e salvate.» Tuttolibri – La Stampa – Nadia Terranova Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent’anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all’amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell’istante in cui l’ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent’anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.
RECENSIONE
“Era convinta che l’amore non avesse bisogno di troppe stanze né di camere da chiudere a chiave. Lo spazio fisico, quand’è troppo, aumenta anche la distanza tra i cuori: quando mai le principesse vivono felici nei castelli?”
Intendiamoci carino è carino, si legge d’un fiato, commuove il giusto, e parla d’amore non sconfinando nel melodrammatico, c’è persino un mix ben dosato fra personaggi simpatici e altri cui passeresti sopra col trattore (in grande amicizia sia chiaro). Insomma si può leggere, in giro c’è anche di peggio senza entrare nei particolari, le note positive non mancano soprattutto se lo si approccia senza aspettative eccessive, io poi, figuriamoci, mi attendevo qualcosa ad alto tasso glicemico, una trama del tipo “la postina della Val Gardena bacia solo con la luna piena, uno a te, uno a me, yuke-lì yuke-lì oilè”, in fondo mi è andata di lusso.
Dietro questo romanzo c’è invece una storia che parte addirittura dal Covid, l’autrice in cassa integrazione rovistando in un cassetto scova un biglietto da visita della bisnonna portalettere nel Salento degli anni trenta (oddio i postini che girano col biglietto da visita francamente mi suonano strani pure oggi) e ha l’illuminazione… d’altronde che cos’è il genio se non, come argomentava il Melandri in Amici miei, fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione? E quindi nasce La portalettere ovvero un romanzo storico che si svolge a cavallo della guerra (tra il 1930 e il 1961) ma non fa menzione della guerra.
Si perché la storia s’interrompe nel 1938 e riprende nell’aprile del 1945, come l’albo d’oro del Giro d’Italia praticamente, ma la cosa assurda è che i personaggi non sono stati minimamente scalfiti dal conflitto e li ritroviamo alle prese con la loro vita di sempre manco per sette anni avessero vissuto sotto la nuvoletta di Fantozzi. In questi sette anni nessuno è partito per il fronte, nessuna ha fatto l’infermiera volontaria, non si parla di occupazione, bombardamenti, liberazione, di referendum tra monarchia e repubblica, elezioni del 48, piano Marshall, insomma il Salento sembra una vera e propria enclave ma di cosa non si sa.
Che uno potrebbe chiedere ma la sospensione d’incredulità dove me la metti? Assolutamente ma se mi fanno sparire da sotto gli occhi la seconda guerra mondiale senza neppure pronunciare sim sala bim come il mago Silvan potrò essere un tantinello inc….to alla maniera del Marchese del Grillo contro Aronne Piperno?
“Dai, Anna – disse Carlo ridacchiando – Non è un lavoro da donne. Cosa ci sarebbe di non adatto a una donna? – ribatté lei piccata. – È faticoso», rispose lui. – In giro tutto il giorno con la pioggia e con il sole. Ci perderesti la salute. Non esistono portalettere donna – Finora – disse Anna.”
Comunque se uno riesce a farsene una ragione di certe lacune, siano anche volute, la lettura risulta gradevole, probabilmente è presente anche un significato morale sebbene, a parer mio, non è tanto quello voluto dall’autrice (l’emancipazione femminile ai livelli descritti nel romanzo in quegli anni e nel Salento, beh insomma è difficile anche solo immaginarla) quanto uno probabilmente più banale ovvero la menzogna, sotto qualunque veste si presenti, non paga mai. Soprattutto l’amore basato sul non detto, i segreti portati nella tomba, le verità nascoste e negate pure davanti alle evidenze, non conducono mai a nulla di buono.
“Be’, ti confesso una cosa: in questi anni di silenzio tra noi, ho continuato a sottolineare ogni libro che ho letto, e a scrivere a lato le mie note per te, anche se sapevo che non le avresti mai più lette.”
Al di là della mia personale valutazione la sensazione è di un prodotto magari non studiato a tavolino ma comunque cercato e voluto da una casa editrice che è la stessa dei Leoni di Sicilia e di altre opere di buon successo e della medesima cifra stilistica. Tuttavia rispetto ai due lavori di Stefania Auci la parte romanzatarisulta assai più accentuata, le vicende della famiglia Greco (su cui ovviamente si conosce molto meno dei Florio) sono state, per ammissione della stessa Giannone, ampiamente rimaneggiate e modificate per esigenze narrative. Insomma romanzo storico si ma largo spazio alla fantasia dell’autrice che peraltro non esclude il ritorno (un po’ alla Califano) dei protagonisti senza specificare in quale veste (prequel, sequel o quant’altro). D’altronde ogni epoca ha i suoi mali necessari, la nostra ha le trilogie letterarie e soprattutto gli adattamenti televisivi (pare che i diritti tv de La portalettere risultino già aggiudicati dopo aste piuttosto combattute). Attendiamo quindi con moderata fiducia l’ineluttabile approdo sugli schermi delle avventure della portalettere.