La strada di casa – Vincenzo Elviretti

La strada di casa – Vincenzo Elviretti – Catartica Edizioni

Recensione a cura di Daniele Tomatis

La strada di casa. Negli anni ’90, una festa di compleanno finita male e un bad trip segnano Mimì e Cecio nella ricerca della propria strada. Mentre Mimì si adatta alle mostruosità della normalità, Cecio cerca qualcosa di più profondo. Le imprevedibilità della vita cambiano prospettive, portando Cecio a scoprire che la vera ricerca è interna. Mimì trova il coraggio di reagire solo dopo un evento accidentale. Il romanzo esplora crescita, identità e coraggio dei protagonisti, attraverso le paure e le incertezze a cavallo dei due millenni, con lo sfondo della repressione generazionale di Genova del 2001, la rivoluzione tecnologica di internet e degli smartphone e l’avvento dei social network.

 

RECENSIONE

<<La stanchezza fa strani effetti ragazzi, non è vero che non ti fa pensare a niente e solo chi non fa un cazzo dalla mattina ala sera ha troppo tempo per pensare ed essere preda di rimorsi e rimpianti. Stanchezza a volte fa rima con amarezza.>>)

La storia comincia con alcuni ragazzi facenti  parte dello stesso gruppo.  Uno di loro. Mimì, ha organizzato una festa di compleanno a cui  partecipano solo loro . Dopo questa festa deludente decidono di andare a fare un’escursione con i loro motorini ma, questa giornata iniziata male finirà peggio, segnando di fatto l’inizio della separazione delle loro strade.
Alcune di queste strade  si percorreranno durante il romanzo, questi ragazzi superata l’adolescenza affrontaranno la vita adulta con tutti i suoi problemi e sfide.
Cosa ne sarà di loro? Solo leggendo il romanzo lo sapremo.
I personaggi sono dei normali adolescenti che cercano di divertirsi insieme, hanno a che fare con alcune problematiche adolescenziali come il bullismo ed ogni personaggio è ben delineato, all’inizio del romanzo, con i suoi pregi e difetti. La strada di casa

Critica società moderna
Nel romanzo un tema che è stato toccato e che ho sentito molto presente è quello del mal di vivere, una sorta di rassegnazione mista a delusione per la vita che viviamo
che macigno sullo stomaco questo vivere
 ma vi è anche una critica alla società moderna 
<< Ci hanno tolto la capacità di sorprenderci. Sappiamo già tutto, di come andranno a finire le cose, in anticipo. Non c’è nulla dinuovo che ci possa capitare. E, così, si è già vecchi nonostante i nostri venti o trent’anni>>. 
Lo stile dell’autore rende la lettura piacevole e scorrevole e riesce a toccare temi molto attuali senza renderli pesanti. Sicuramente una buona lettura con ottimi spunti di riflessione.
 

/ 5
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La brigante – Daniela Piazza

La brigante – Daniela Piazza – Altrevoci Edizioni

Recensione a cura di Valeria Lorusso

La brigante. Egitto, 1249. La settima Crociata, iniziata nel migliore dei modi con la presa della città di Damietta, si trasforma in un logorante stallo che mette a dura prova l’armata cristiana, in attesa di rinforzi e rifornimenti. Francesco Fieschi e alcuni compagni assaltano una carovana diretta in città fingendosi briganti, a caccia di ricchezze. Durante l’attacco Francesco incappa in un vecchio moribondo che, credendolo un altro, con le ultime forze lo implora di mettere in salvo un misterioso tesoro. Da quel momento per lui non c’è pace. Chi è la persona a lui così somigliante? Ed esiste veramente un tesoro? Neppure la furia della guerra metterà fine alle sue ossessioni. Intanto in Francia sua moglie Matelda de la Rocheblanche, dopo i gravi eventi accaduti, è stata chiusa in convento. Ma una notte il richiamo della libertà si fa sentire imperioso: scappa, iniziando la sua nuova vita da fuggiasca che le porterà momenti di terrore ma anche nuove, sorprendenti, opportunità. Le esistenze di Matelda e Francesco sembrano essersi definitivamente separate, ma fino a che punto i due riusciranno a ingannare il destino?

RECENSIONE

Siamo in Egitto nel1249, la settima crociata che si è aperta con la conquista di Damietta si trasforma in una stasi che mette a dura prova l’armata cristiana. Francesco Fieschi e i suoi compagni assaltano una carovana fingendosi briganti per andare a caccia di ricchezze.

Cavalli e cammelli! Un’altra carovana! Questa si che poteva essere una fortuna, se confermata! Le carovane di mercanti erano diventate ormai l’unica possibile sorgente di denaro. 

In questo attacco Fieschi incappa in un vecchio mercante che, ormai in fin di vita, lo scambia per suo figlio e gli parla di un tesoro. Da quel momento Fieschi si porrà degli interrogativi, ossia chi è questa persona che gli assomiglia così tanto e dov’è il tesoro. Non si darà pace neanche con la guerra in atto. La brigante

Nel frattempo la moglie di Francesco, Matilda de la Rocheblanche, dopo la morte del figlio è chiusa in convento. Ma il richiamo della vita si fa sentire e decide di fuggire iniziando una vita da fuggitiva. Si nasconde a Parigi dove si imbatte casualmente in un piccolo ladruncolo: Martin. La vita le ha donato una seconda possibilità dopo la perdita del figlio e Matelda fa di tutto per non perdere questo nuovo figlio. Cosa accadrà ai due protagonisti che in questo secondo capitolo si sfiorano senza incontrarsi

Questo secondo capitolo scaturisce dalla rielaborazione in forma di trilogia di un racconto creato per un progetto scolastico sul Romanico in Liguria. Da dover essere  un romanzo ambientato in questa regione le vicende si spostano in Francia e in Egitto (sede della settima Crociata): 

Settima Crociata

Francesco Fieschi e Filippo Grimaldi si ritrovano in Egitto scortati dai rispettivi scudieri, la loro amicizia sarà sempre salda ma, vuoi la stanchezza, la fame e la guerra qualcosa non sarà più come prima, forse Filippo ha dei sensi di colpa per quanto accaduto con Matelda.

Matelda subisce una profonda trasformazione che rende il suo personaggio ancora più interessante rispetto al primo capitolo. Una donna che va incontro ad una vita nuova, che si affeziona a un bambino per il quale lottare. Ecco è proprio questo scopo di vita a rendere il personaggio più affascinante.

Dopo qualche giorno di paziente accudimento, in cui Matelda gli aveva fatto scivolare tra le labbra ostinatamente chiuse gocce di acqua e miele e di latte, finalmente il piccolo aveva riaperto gli occhi e il suo sguardo, appena era stato in grado di riconoscere ciò che gli stava intorno, si era illuminato, Le sue prime parole, poco più di un bisbiglio ma perfettamente intellegibili, erano state piene di gratitudine e di infinita fiducia: <Maman! Lo sapevo che saresti venuta a liberarmi!>.

 

Ci sono molte descrizioni di scene di battaglie, di assedi, di scontri corpo a corpo. La Crociata viene raccontata delineando le dinamiche di un esercito composto da uomini spregiudicati che  prendono le decisioni senza valutare rischi e vantaggi, a spregio della vita delle proprie milizie, 

A queste pagine che costituiscono la parte più cospicua,

Lo scontro fu meno efficace del previsto, ma un buon numero di nemici cadde comunque. Si passò immediatamente al corpo a corpo con mazze e spade; nel frattempo stava arrivando la fanteria, e la baraonda fu subito bestiale, qualcosa di ben diverso dallo scontro seguito allo sbarco a Damietta,  allora c’era stata una serie ordinata di spostamenti, di mosse e contromosse, in cui era ben chiaro l’andamento della battaglia.

si alternano le vicende di Matelda che alleggeriscono il racconto delle guerre. La brigante

Il ritmo narrativo si svolge con continuità e fluidità, la trama si dipana linearmente lungo tutto il racconto, i dialoghi piuttosto diretti rendono più incisiva la narrazione e i personaggi seppur immersi in contesti complicati riescono a trovare la propria via.

Non ci resta che aspettare il terzo capitolo per vedere come Francesco e Matelda si ritroveranno e quali saranno le vicende che porteranno alla conclusione di questa storia.

/ 5
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La regina senza trono – Ornella Albanese

La regina senza trono – Ornella Albanese – Mondadori

Recensione a cura di Valeria Lorusso

La regina senza trono. 495 d.C. Il suo stesso nome ne evoca la forza. Amalasunta: la forte Amala. Lo ha deciso sua madre, per lenire la frustrazione del grande Teoderico, re degli Ostrogoti: una figlia forte e sana come il maschio che non è arrivato. E Amalasunta non delude le aspettative, crescendo fiera e determinata. Dal padre, grande guerriero e stratega che ha riunito sotto di sé tutto il suolo italico, acquisisce l’ardimento e il valore ma anche l’amore per la cultura. Studia gli autori greci e latini, disserta di filosofia e teologia, trascurando invece le arti femminili, a cui preferisce le uscite a cavallo e le battute di caccia in compagnia del suo schiavo Traguilano. Il giorno in cui Teoderico la conduce con sé nella chiesa di Santa Croce a Ravenna, gli splendidi mosaici che la rivestono le annunciano il futuro. Presto, per volere del padre e per mano di maestri bizantini, altre pietre daranno testimonianza della grandezza del regno; Amalasunta, però, è consapevole che non potrà mai fare ammenda del suo errore più grande: essere nata femmina. Anche se su quei muri troverà posto il suo ritratto, quando siederà in trono non sarà per regnare ma per stare accanto a un uomo scelto da altri come suo marito e sovrano. La libertà è però un sogno a cui Amalasunta non intende rinunciare. La libertà di decidere il proprio futuro, di scegliere ciò che è bene per il suo popolo. La libertà di amare qualcuno che non è degno del sangue regale ma ha fatto breccia nel suo cuore, perché ha saputo riconoscere nello spirito indomito di una donna il coraggio di pretendere ciò che le spetta. In un racconto serrato e avvincente, rivive una figura di grande fascino e modernità.

RECENSIONE

Leggere questo romanzo su Amalasunta è stato un modo per conoscere una figura femminile poco nota della storia e sulla quale ci sono poche notizie, per lo più frammentarie e lacunose, così Albanese ha dovuto sopperire con la fantasia alle “mancanze” storiche.

La regina senza trono è la storia di Amalasunta, l’autrice parte dall’uccisione di Odoacre per mano di Teoderico secondo quanto riportato dalla leggenda e prosegue con il suo matrimonio e la nascita di Amalasunta, La narrazione prosegue raccontando l’infanzia, l’adolescenza e la maturità, il primo matrimonio, la perdita del padre, il secondo matrimonio e la perdita del figlio. Questi furono i momenti salienti della sua vita a cui vanno aggiunti gli aspetti più propriamente di fantasia che con estremo equilibrio e verosimiglianza rendono la lettura estremamente gradevole.

Amalasunta, una donna forte e volitiva, capace di piegarsi ma non di spezzarsi, amante del sapere e della conoscenza:

La conoscenza è un’arma, Traguilano, al pari della spada, Nessuno può ingannarti e prendersi gioco di te, se possiedi la conoscenza. I libri spalancano mondi inesplorati che ti piacerà conoscere. Vivrai mille vite diverse dalla tua. Viaggerai ovunque, conoscerai popoli stranieri e le loro civiltà. Esplorerai l’intero mondo, Ti diventerà facile capire i complicati ragionamenti dei filosofi. E poi potrai conversare con me e non essere solo uno schiavo a cui non è richiesto pensare. Saper leggere renderà liberi i tuoi pensieri.

Amalasunta

Senza dubbio una figura carismatica, una donna appassionata e purtroppo sfortunata nella sfera personale. Ebbe due mariti:  Eutarico e Teodato, il primo un uomo crudele che la trattò peggio di una serva e il secondo un subdolo manipolatore, un uomo avido e astuto politicamente che la distrusse.

Ho scoperto quindi una figura di donna che nei suoi immensi dolori fu capace di reagire per il bene del regno tenendo presenti gli insegnamenti del padre:

Non doveva arrendersi, Era quella la regola della sua gente. Non era stato il primo insegnamento che il grande Teoderico le aveva impartito, quando era ancora una bambina? Ricarda che sei figlia di un re. La figlia di un re non si arrende mai, ancor di più se è figlia di un re ostrogoto.

La figura di Teoderico fa da contraltare per quasi tutta la lunghezza del romanzo, mi è piaciuto il ritratto che ne fa Albanese, un uomo capace di creare equilibrio tra Goti e Latini, di far prosperare il regno distribuendo le ricchezze:

Sono stato un buon re, Amalasunta. Un re generoso, Ho distribuito ricchezza, ho premiato sempre l’integrità dei dignitari. Ho lusingato in ogni modo i Latini prendendo anche le loro parti contro la protervia  della mia gente

Un uomo che si erge maestoso e al quale questo romanzo rende giustizia.

Interessanti anche le piccole parti che riguardano il mosaico e le tecniche con cui venivano apposte le tessere sfaccettate creando dei mirabolanti giochi di luce.

Come sempre mi sono crogiolata nella lettura delle note finali con cui l’autrice spiega come ha impostato la trama del romanzo e ho notato una scrittura sicuramente più matura rispetto ai suoi lavori precedenti.

  • PRO___________giusto equilibrio tra storia e fantasia
  • CONTRO_______nulla da dichiarare
/ 5
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La gabbia degli struzzi- Alvaro Cherici

La gabbia degli struzzi – Alvaro Cherici – DDE Editrice

Recensione a  cura di Valeria Lorusso

La gabbia degli struzzi. Una storia d’amore affogata nel tradimento, la realtà chiusa di un paesino di provincia e uno spasmodico desiderio di ricchezza: questi gli ingredienti dell’ultimo racconto breve di Alvaro Cherici. Una storia dove l’amore, benché sempre protagonista, lascia il passo all’ambizione e all’egoismo. A farne ingenuamente le spese è un nuovo personaggio, Luigi, vecchio compagno di liceo di Massimo Alberti, anche lui bancario e donnaiolo. Il “fattaccio” avviene in un paesino della Tuscia ma le indagini, condotte dai carabinieri del posto, non portano a nulla. Toccherà ancora una volta al disincantato e schietto Vicequestore Franco Berruti scoprire la verità. Una verità squallida, meschina, come se ne sentono tante. In linea con gli altri tre precedenti racconti, anche ne “La gabbia degli struzzi” prevale, nel bene e nel male, una prospettiva al femminile, anche se non proprio a “tinte rosa”, in una storia dove sono sempre i sentimenti a guidare l’azione e, come schegge impazzite, possono prendere qualsiasi direzione ma che, a posteriori, lasciano sempre delle tracce.

RECENSIONE

La gabbia degli struzzi è il quarto racconto che leggo di Cherici e stavolta i nostri beniamini, Massimo e Giorgia, fanno una breve comparsa per lasciare il campo libero a Luigi ex compagno di scuola di Massimo e anche lui funzionario di banca:

Massimo Alberti, lo sciupafemmine della sezione F! Che piacere rivederti! Si abbracciarono come vecchi amici che si rivedono dopo tanto tempo, dagli anni del liceo, dei cortei di protesta, delle scorribande in cerca di ragazze da rimorchiare, delle partitelle a pallone in campi di terra dura e con le porte fatte coi cappotti ammucchiati o i libri legati con l’elastico

Anche in questo episodio ci sarà un morto e un’omicida da scoprire, sarà proprio Luigi ad avere la giusta illuminazione che porterà allo scioglimento del giallo. 

Posso affermare senza dubbio alcuno che questo quarto racconto è quello che mi è piaciuto maggiormente, intendiamoci non è che i precedenti non fossero buoni, tutt’altro, ma in questo ho ravvisato una maggiore sicurezza e padronanza della storia e dei personaggi, una maturità che porta a un rapporto migliore con la scrittura e questo potrà solo rendere più intriganti i racconti che verranno. La scrittura richiede esercizio e solo grazie all’affinamento delle proprie capacità narrative che i racconti potranno solo migliorare e diventare sempre più intriganti.

Tuscia

La penna di Cherici riesce a maneggiare la matassa perfettamente imbrogliandola e poi sbrogliandola, creando una storia intrigante che tiene incollato alla pagina il lettore.

Questo esercizio di stile si nota anche nella caratterizzazione dei personaggi, sia Luigi che Alessandra, coprotagonista del racconto, sono tratteggiati con cura. Luigi mi ha ispirato subito simpatia, potrebbe appartenere alla generazione degli anni 80 quando ancora si rimorchiava alle feste:

E fu allora che la vide. Parlottava ridendo con due amiche, le gambe un po’ aperte…I capelli lisci le ricadevano sulle spalle e incorniciavano un bel viso ovale, un naso dritto e due occhi neri e lucenti”

è cresciuto con dei valori e ama le cose semplici, E’ un genere di uomo che molte donne vorrebbero frequentare, Alessandra invece ha un passato diverso, è bella, intraprendente e alla ricerca di una vita migliore. Una donna vendicativa:

Aveva ancora il “vaffanculo” di Luigi e la rabbia le stava tornando.

Buoni anche i flashbacks che riportando gli avvenimenti passati permettono di comprendere meglio il presente narrato.

La scrittura, come sempre, è molto scorrevole, capace di coinvolgere, l’unico neo la piccolissima presenza di Giorgia che è sempre stato un perno su cui giravano le storie precedenti, ma ben vengano le variazioni se il risultato non le fa rimpiangere.

/ 5
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Aquitania – Eva Garcia Saenz de Urturi

Aquitania – Eva Garcia Saenz de Urturi – Piemme

Recensione a cura di Valeria Lorusso

Aquitania. È il 1137 quando Eleonora, figlia del duca d’Aquitania, ritrova la propria voce. Il suo silenzio era iniziato cinque anni prima, il giorno in cui, ancora bambina, aveva subito un indicibile oltraggio. Ma ora non può più tacere: suo padre Guglielmo è stato assassinato a Compostela. Di lui non è rimasto che un corpo scempiato, la pelle di uno strano colore blu. E lei, a tredici anni, è la duchessa d’Aquitania, di quella terra prospera che le ha dato la vita ma che le toglierà tanto, persino il suo vero amore. Perché per Eleonora non c’è più tempo per pensare ai propri desideri. Ora la sua unica missione è vendicare l’assassinio del padre e, al tempo stesso, proteggere la sua terra dalle mire del re di Francia, Luigi VI. Convinta che dietro la morte di Guglielmo ci sia proprio il re, accetta di sposarne il figlio, il fragile Luigi VII, così da poter accedere a corte e, insieme alle sue fedeli spie, i “gatti aquitani”, indagare da una posizione privilegiata. Ma quando anche il sovrano francese muore in circostanze simili a quelle di suo padre, Eleonora capisce che dietro quegli omicidi c’è molto di più, una verità che arriva dal passato, da sempre custodita da una figura rimasta nell’ombra… Tra battaglie, passioni, vendette e segreti, la storia di una donna forgiata dalla sofferenza, protagonista di un secolo dalle cui ceneri sorgerà la futura Europa.

RECENSIONE

Ho avuto modo di approfondire la figura di Eleonora d’Aquitania negli ultimi mesi e ho apprezzato nello studio della sua figura delle caratteristiche che la resero unica e, sicuramente a detta degli storici, una delle donne più importanti del Medioevo, se non la più rilevante. 

In questo romanzo viene narrata una parte della sua vita, quella che va dalla morte del padre a dopo il ritorno dalla II Crociata. Durante la narrazione in cui la voce di Eleonora si alterna a quella del marito Luigi VII, viene raccontata la storia di un fanciullo che si scoprirà avere un ruolo di primo piano nella vicenda. 

Eleonora d’Aquitania

Infatti in questo romanzo alle vicende storiche note si alterna un giallo riguardante le morti di Guglielmo padre di Eleonora e di Luigi VI di Francia morti, secondo il romanzo, entrambi avvelenati. Queste due morti avranno un ruolo importante durante la narrazione e saranno il pretesto per conoscere e apprezzare ancora di più il carattere volitivo di Eleonora che unì al titolo di duchessa d’Aquitania e regina di Francia la capacità di comprendere che se voleva avere la giusta considerazione per il ruolo che occupava doveva fingersi sottomessa e muoversi abilmente usando le chiavi giuste.

Quindi una donna intelligente, colta, amante del lusso, che a Parigi si ritrova in una corte buia, fredda, povera e dovrà faticare per farsi accettare, non riuscendoci mai completamente. 

Luigi VII non eccelse certo come sovrano, un uomo dal carattere fragile, non portato per il governo del regno, aspirava ad una vita religiosa e di studio, si ritrovò suo malgrado a ricoprire un ruolo che non voleva, Nel romanzo l’autrice riesce a ricreare perfettamente il personaggio così come la storia ce lo tramanda senza abbellimenti per fini narrativi

La ricostruzione storica degli avvenimenti è precisa ed accurata sia per quanto riguarda la cronologia storica che per le descrizioni di quelli che erano gli usi e i costumi dell’epoca. Anche il “giallo” è così ben congegnato da risultare storicamente attendibile, tanto che mi sono chiesta se le cose non fossero andate davvero così.

Tra avvelenamenti, intrighi, vendette, l’attenzione rimane desta, soprattutto nella parte finale. Qualche rallentamento del ritmo lo si ha nella parte centrale della storia. Peccato che il romanzo riguardi solo una piccola parte della vita di Eleonora, mi sarebbe piaciuto scoprire come l’autrice avrebbe impostato la sua vita come regina d’Inghilterra.

/ 5
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La donna della domenica – Fruttero & Lucentini

La donna della domenica – Fruttero & Lucentini – Mondadori

recensione a cura di Massimiliano Mascalzi

La donna della domenica. Torino, anni Settanta. Nel suo pied-à-terre viene ucciso l’architetto Garrone. Squallido personaggio che vive di espedienti ai margini della Torino bene, Garrone fa parte di una sorta di “teatrino privato” nel quale Anna Carla Dosio, la moglie di un ricco industriale, e Massimo Campi, giovane omosessuale della buona borghesia, stigmatizzano vizi, affettazioni e cattivo gusto dei loro conoscenti. Il commissario Santamaria si trova così a indagare tra l’ipocrisia, le comiche velleità e gli esilaranti chiacchiericci che animano il mondo della borghesia piemontese, tra professionisti dalla doppia vita, dame dell’alta società affascinanti e snob, e industriali. Sullo sfondo – ma è in realtà la vera protagonista – vi è una Torino in apparenza ordinata e precisa fino alla noia, che nasconde un cuore folle e malefico: «La leggendaria monotonia della città era un’invenzione di osservatori superficiali. Torino era una città per intenditori» commentano gli autori (che sull’argomento la sanno lunga). (altro…)

/ 5
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Le ossa parlano – Antonio Manzini

Le ossa parlano – Antonio Manzini Sellerio

recensione  a cura di Massimiliano Mascalzi

Le ossa parlano. Un medico in pensione scopre nel bosco delle ossa umane. È il cadavere di un bambino. Michela Gambino della scientifica di Aosta, nel privato tanto fantasiosamente paranoica da far sentire Rocco Schiavone spesso e volentieri in un reparto psichiatrico, ma straordinariamente competente, riesce a determinare i principali dettagli: circa dieci anni, morte per strangolamento, probabile violenza. L’esame dei reperti, un’indagine complessa e piena di ostacoli, permette infine di arrivare a un nome e a una data: Mirko, scomparso sei anni prima. La madre, una donna sola, non si era mai rassegnata. L’ultima volta era stato visto seduto su un muretto, vicino alla scuola dopo le lezioni, in attesa apparentemente di qualcuno. Un cold case per il vicequestore Schiavone, che lo prende non come la solita rottura di decimo livello, ma con dolente compassione, e con il disgusto di dover avere a che fare con i codici segreti di un mondo disumano. Un’indagine che lo costringe alla logica, a un procedere sistematico, a decifrare messaggi e indizi provenienti da ambienti sotterra-nei. E a collaborare strettamente con i colleghi e i sottoposti, dei quali conosce sempre più da vicino le vite private: gli amori spericolati di Antonio, il naufragio di Italo, le recenti sistemazioni senti-mentali di Casella e di Deruta, persino l’inattesa sensibilità di D’Intino, le fissazioni in fondo comiche dei due del laboratorio. Lo circondano gli echi del passato di cui il fantasma di Marina, la moglie uccisa, è il palpitante commento. Si accorge sempre più di essere inadeguato ad altri amori. È come se la solitudine stesse diventando l’esigente compagna di cui non si può fare a meno. Questa è l’indagine forse più crudele di Rocco Schiavone. La solitudine del bambino vittima è totale, perenne, metafisica, e aleggia sulle affaccendate vicende di tutti quanti i personaggi facendoli sentire del tutto futili a Rocco, confermandolo nel suo radicato pessimismo. (altro…)

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Ufo 78 – Wu Ming

Ufo 78 – Wu MIng – Einaudi

recensione a cura di Massimiliano Mascalzi

Ufo 78. Il tramonto degli anni Settanta, la musica e la politica, la repressione e la lotta armata, le controculture e le «sostanze», il femminismo e le lotte per l’aborto, il punk e le avvisaglie del «riflusso», sotto un cielo pieno di stelle. E di astronavi. 1978. Aldo Moro è rapito e ucciso. Sulle città piomba lo stato d’emergenza. «La droga» sfonda ogni argine. Tre papi in Vaticano. Le ultime grandi riforme sociali. Mentre accade tutto questo, di notte e di giorno sempre piú italiani vedono dischi volanti. È un fenomeno di massa, la «Grande ondata». Duemila avvistamenti nei cieli del Belpaese, decine di «incontri ravvicinati» con viaggiatori intergalattici. Alieni e velivoli spaziali imperversano nella cultura pop. Milena Cravero, giovane antropologa, studia gli appassionati di Ufo in una Torino cupa e militarizzata. Martin Zanka, scrittore di successo, ha raccontato storie di antichi cosmonauti, ma è stanco del proprio personaggio, ed è stanco di Roma. Suo figlio Vincenzo, ex eroinomane, vive a Thanur, una comune in Lunigiana, alle pendici di un monte misterioso. Il Quarzerone, con le sue tre cime. Luogo di miti e leggende, fenomeni inspiegabili, casi di cronaca mai risolti. L’ultimo, quello di Jacopo e Margherita, due scout svaniti nei boschi e mai ritrovati. Intorno alla loro scomparsa, un vortice di storie e personaggi. Un romanzo vasto, corale, psichedelico.

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La sconosciuta della Senna – Guillaume Musso

La sconosciuta della Senna – Guillaume Mussso – La nave di Teseo

recensione a cura di Massimiliano Mascalzi

La sconosciuta della Senna. A Parigi, in una notte nebbiosa, qualche giorno prima di Natale, una ragazza viene salvata dalle acque della Senna. È nuda, non ricorda nulla, ma è ancora viva. La donna misteriosa viene accompagnata al pronto soccorso, ma riesce a scappare e a far perdere le proprie tracce. Gli esami del DNA rivelano la sua identità: è la pianista Milena Bergman. Ma qualcosa non torna, perché la famosa musicista risulta morta in un incidente aereo più di un anno prima. È una indagine per l’ufficio affari non convenzionali della polizia di Parigi, l’occasione che Roxane, un capitano messo in disparte dai suoi capi, aspettava per prendersi la rivincita che merita. Quando la sua inchiesta intreccia il destino dello scrittore Raphaël Batailley, l’ex fidanzato di Milena, i due si trovano catapultati in un enigma inquietante: è possibile essere al tempo stesso vivi e morti? Il nuovo romanzo di Guillaume Musso è un noir a perdifiato sulle tracce di una donna misteriosa, e dei segreti che la sua vita porta con sé. (altro…)

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L’inverno dei leoni – Stefania Auci

L’inverno dei leoni – Stefania Auci – Nord

recensione a cura di Massimiliano Mascalzi

L’inverno dei leoni. La saga dei Florio continua «Un caso letterario nazionale, e non solo.» il Venerdì – la Repubblica «Ambizioni, splendori, molti rimpianti. Dietro, Palermo che cresce con i Florio, suoi amanti e padroni. La storia meravigliosa e terribile è quella che ha stregato (e continua a stregare) i lettori dei Leoni di Sicilia.» Sette – Corriere della Sera «Stefania Auci torna a intrecciare la storia alle storie, la forza alle fragilità, la magnificenza al decadimento. Nel fluire magico di queste pagine c’è tutto: chi siamo, chi siamo stati, chi saremo. » Nadia Terranova Hanno vinto, i Florio, i Leoni di Sicilia. Lontani sono i tempi della misera putìa al centro di Palermo, dei sacchi di spezie, di Paolo e di Ignazio, arrivati lì per sfuggire alla miseria, ricchi solo di determinazione. Adesso hanno palazzi e fabbriche, navi e tonnare, sete e gioielli. Adesso tutta la città li ammira, li onora e li teme. E il giovane Ignazio non teme nessuno. Il destino di Casa Florio è stato il suo destino fin dalla nascita, gli scorre nelle vene, lo spinge ad andare oltre la Sicilia, verso Roma e gli intrighi della politica, verso l’Europa e le sue corti, verso il dominio navale del Mediterraneo, verso l’acquisto dell’intero arcipelago delle Egadi. È un impero sfolgorante, quello di Ignazio, che però ha un cuore di ghiaccio. Perché per la gloria di Casa Florio lui ha dovuto rinunciare all’amore che avrebbe rovesciato il suo destino. E l’ombra di quell’amore non lo lascia mai, fino all’ultimo… Ha paura, invece, suo figlio Ignazziddu, che a poco più di vent’anni riceve in eredità tutto ciò suo padre ha costruito. Ha paura perché lui non vuole essere schiavo di un nome, sacrificare se stesso sull’altare della famiglia. Eppure ci prova, affrontando un mondo che cambia troppo rapidamente, agitato da forze nuove, violente e incontrollabili. Ci prova, ma capisce che non basta avere il sangue dei Florio per imporsi. Ci vuole qualcos’altro, qualcosa che avevano suo nonno e suo padre e che a lui manca. Ma dove, cosa, ha sbagliato? Vincono tutto e poi perdono tutto, i Florio. Eppure questa non è che una parte della loro incredibile storia. Perché questo padre e questo figlio, così diversi, così lontani, hanno accanto due donne anche loro molto diverse, eppure entrambe straordinarie: Giovanna, la moglie di Ignazio, dura e fragile come cristallo, piena di passione ma affamata d’amore, e Franca, la moglie di Ignazziddu, la donna più bella d’Europa, la cui esistenza dorata va in frantumi sotto i colpi di un destino crudele. Sono loro, sono queste due donne, a compiere la vera parabola – esaltante e terribile, gloriosa e tragica – di una famiglia che, per un lungo istante, ha illuminato il mondo. E a farci capire perché, dopo tanti anni, i Florio continuano a vivere, a far battere il cuore di un’isola e di una città. Unici e indimenticabili. (altro…)

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