L’inverno dei leoni – Stefania Auci – Nord

recensione a cura di Massimiliano Mascalzi

L’inverno dei leoni. La saga dei Florio continua «Un caso letterario nazionale, e non solo.» il Venerdì – la Repubblica «Ambizioni, splendori, molti rimpianti. Dietro, Palermo che cresce con i Florio, suoi amanti e padroni. La storia meravigliosa e terribile è quella che ha stregato (e continua a stregare) i lettori dei Leoni di Sicilia.» Sette – Corriere della Sera «Stefania Auci torna a intrecciare la storia alle storie, la forza alle fragilità, la magnificenza al decadimento. Nel fluire magico di queste pagine c’è tutto: chi siamo, chi siamo stati, chi saremo. » Nadia Terranova Hanno vinto, i Florio, i Leoni di Sicilia. Lontani sono i tempi della misera putìa al centro di Palermo, dei sacchi di spezie, di Paolo e di Ignazio, arrivati lì per sfuggire alla miseria, ricchi solo di determinazione. Adesso hanno palazzi e fabbriche, navi e tonnare, sete e gioielli. Adesso tutta la città li ammira, li onora e li teme. E il giovane Ignazio non teme nessuno. Il destino di Casa Florio è stato il suo destino fin dalla nascita, gli scorre nelle vene, lo spinge ad andare oltre la Sicilia, verso Roma e gli intrighi della politica, verso l’Europa e le sue corti, verso il dominio navale del Mediterraneo, verso l’acquisto dell’intero arcipelago delle Egadi. È un impero sfolgorante, quello di Ignazio, che però ha un cuore di ghiaccio. Perché per la gloria di Casa Florio lui ha dovuto rinunciare all’amore che avrebbe rovesciato il suo destino. E l’ombra di quell’amore non lo lascia mai, fino all’ultimo… Ha paura, invece, suo figlio Ignazziddu, che a poco più di vent’anni riceve in eredità tutto ciò suo padre ha costruito. Ha paura perché lui non vuole essere schiavo di un nome, sacrificare se stesso sull’altare della famiglia. Eppure ci prova, affrontando un mondo che cambia troppo rapidamente, agitato da forze nuove, violente e incontrollabili. Ci prova, ma capisce che non basta avere il sangue dei Florio per imporsi. Ci vuole qualcos’altro, qualcosa che avevano suo nonno e suo padre e che a lui manca. Ma dove, cosa, ha sbagliato? Vincono tutto e poi perdono tutto, i Florio. Eppure questa non è che una parte della loro incredibile storia. Perché questo padre e questo figlio, così diversi, così lontani, hanno accanto due donne anche loro molto diverse, eppure entrambe straordinarie: Giovanna, la moglie di Ignazio, dura e fragile come cristallo, piena di passione ma affamata d’amore, e Franca, la moglie di Ignazziddu, la donna più bella d’Europa, la cui esistenza dorata va in frantumi sotto i colpi di un destino crudele. Sono loro, sono queste due donne, a compiere la vera parabola – esaltante e terribile, gloriosa e tragica – di una famiglia che, per un lungo istante, ha illuminato il mondo. E a farci capire perché, dopo tanti anni, i Florio continuano a vivere, a far battere il cuore di un’isola e di una città. Unici e indimenticabili.

RECENSIONE

Ho lasciato sedimentare I leoni di Sicilia prima di trasferirmi armi e bagagli nelle pagine de L’Inverno dei leoni, ero curioso di capire se anche questo romanzo potesse riuscire a coinvolgermi come il primo e la risposta è quasi.
Quando si parla di saghe familiari sono importanti i personaggi, il loro vissuto, e naturalmente il carisma che riescono ad emanare.
Se nei Leoni di Sicilia avevamo conosciuto la parte dei Florio più propositiva, quella in grado di gettare le basi per la costruzione di un impero economico e per il mantenimento dello stesso, in questo episodio gli eredi della grande famiglia siciliana mettono in mostra capacità imprenditoriali assai meno rilevanti finendo, come la storia c’insegna, per mandare tutto a carte quarantotto.
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Ad una minore lungimiranza negli affari si contrappone tuttavia una maggior sensibilità verso i piaceri della carne, i due eredi maschi della dinastia (unici sopravvissuti peraltro perché L’inverno dei leoni è un’ecatombe, preparatevi) fanno una certa fatica a tenere a freno l’ormone impazzito.
E se per quel che concerne l’ultimogenito Vincenzo jr. è tutto sommato normale trattandosi di un giovine virgulto la faccenda è un po’ diversa per Ignazio jr. che è sposato con Franca Jacona considerata una delle cinque donne più belle del mondo…ma su questo punto torneremo.
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Insomma Ignazio, numero uno in linea di successione, non possiede come si suol dire il bernoccolo degli affari, non ama le riunioni politiche, ma davanti al fascino femminile risponde sempre presente.
E per donna Franca sono brutti tempi, madre, suocera e cognata le offrono tutte lo stesso consiglio: far finta di non vedere o al più dare uno sguardo e poi volgersi da un’altra parte, ma, soprattutto, riaccogliere sempre il fedifrago quando torna, perché tanto torna, se non con abbracci e baci almeno con un sorriso di circostanza.
Franca non solo accetta il suggerimento ( certo oggi sarebbe andata diversamente ma occorre, al solito, contestualizzare), ma regala ad Ignazio cinque figli, un maschio e quattro femmine.
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E Ignazio finirà per tornare sempre da Franca pur tenendo comunque fede alla sua immagine di uomo dalla cotta facile, tra le altre cadrà nella sua rete persino la mitica attrice e cantante Lina Cavalieri ( anch’essa facente parte della cinquina delle donne più belle del mondo, la Auci non ci ragguaglia, ahinoi, sull’identità delle altre tre), su di lei Franca si vendicherà ferocemente assoldando una claque incaricata di seppellirla al teatro Massimo sotto una potente bordata di fischi e chiosando dolcemente “poverina perché la stanno fischiando”.
Come accennato L’inverno dei leoni è un’ecatombe, ne accadono di tutti i colori ma la sintesi è che finisce male, molto male.
Sembra quasi che il destino si accanisca sui Florio presentandogli il conto da pagare per tutti i traguardi che la generazione precedente era riuscita a conseguire.
Nessuno viene risparmiato, dove non arrivano le malattie ci pensa la guerra, dove nemmeno la guerra entra in gioco la casualità.
E anche dal punto di vista economico la polvere dopo l’altare, le metafore manzoniane del 5 maggio sembrano calzare a pennello ai Florio.
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A fronte di tutto questo emergono ne L’inverno dei leoni figure importanti come la sorella di Ignazio e Vincenzo ovvero Giulia Florio, per alcuni versi anticipatrice delle donne che grazie all’indipendenza economica riescono ad acquisire autonomia dagli uomini, e per i tempi era davvero qualcosa di rivoluzionario.
Purtroppo Giulia col tristissimo record di quattro figli maschi persi in giovane età sarà quella a pagare il prezzo più alto imposto dall’ecatombe di casa Florio.
Non che ad Ignazio e Franca andrà particolarmente meglio, la primogenita, già cagionevole di salute dalla nascita, morirà di meningite, il loro unico figlio maschio perderà la vita piccolissimo in circostanze misteriose, e un’altra loro bimba morirà il giorno stesso della nascita.
E questa sorta di maledizione non risparmia ovviamente neppure Vincenzo, perderà l’amata prima consorte, quella che lo aveva risollevato dalla sua esistenza di scapestrato, a causa della febbre tifoidea, si risposerà ma non avrà figli determinando di fatto l’interruzione della dinastia.
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Colpiti così pesantemente negli affetti più cari, costretti a perdere via via tutto il loro immenso potere economico, i Florio tuttavia non abdicheranno, almeno, sotto il profilo della dignità.
Riusciranno a mantenere un tenore di vita consono e soprattutto verranno ricordati in Sicilia come una delle famiglie in grado di conferire maggiore lustro alla regione.
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In definitiva lettura che, sebbene fortemente appesantita da una serie di lutti che nemmeno quelli causati agli Achei dall’ira funesta del Pelide Achille, riesce quasi a reggere il passo del primo romanzo.
Se proprio uno volesse muovere una leggerissima critica all’autrice, la cui meritoria opera di ricerca è indiscutibile, è l’aver appena sfiorato il tema mafia, in un paio di passaggi fondamentali si comprende come i Florio non fossero proprio esterni al fenomeno, conniventi mi sembra tuttavia una parola grossa.
Ma probabilmente calcando di più la mano si sarebbe deviato dall’obiettivo di rendere giustizia ad una famiglia di cui tutto sommato si conosce poco.
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Consigliato a tutti quelli che hanno voglia di romanzi storici dove non necessariamente l’autore o l’autrice debbano sentirsi in obbligo di esprimere giudizi morali, una lettura quindi con dei limiti, con una prosa forse fin troppo propedeutica alla probabile fiction che verrà, ma fintanto che l’intrattenimento non sarà ufficialmente considerato un demone da scacciare direi che L’ inverno dei leoni se po fa’.
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