Le acque del sonno eterno – Maria Cristina Pizzuto – PubMe

Le acque del sonno eterno. Sara, rimasta orfana a causa di un incidente, è costretta ad andare a vivere al castello del suo austero zio Alberto, in una cittadina chiamata Pomlete. Al suo arrivo è accolta con estrema freddezza ma, con il passare dei giorni, fa amicizia con Marta, la cuoca, e con Erika, la moglie defunta dello zio. Saranno proprio lo spirito di Erika e la pazienza di Sara a sciogliere il cuore arido e indurito di Alberto, trasformandolo in una persona cordiale e amabile. Nonostante i ripetuti moniti di Erika di stare lontana dall’acqua, Sara deciderà di trasferirsi in un paesino nei pressi di una diga, dove troverà la sua indipendenza e l’amore al fianco di Francesco, fino al fatidico giorno in cui la diga riverserà le sue acque sul centro abitato, trasformando le loro vite per sempre…Questo racconto vuole ricordare il disastro provocato dalla rottura della diga del Vajont, che in una sola notte ha causato mille e novecento morti. Tragedia che poteva essere evitata e che ha causato danni all’ambiente e alle persone, devastando un intero paese. Sebbene la narrazione sia puramente fantastica, vuole mettere in risalto come vite diverse vengano spezzate in poco tempo, per motivi futili e prese di posizione politico-economiche. Questa storia è stata scritta per non dimenticare, per sottolineare che la superficialità umana spesso porta alla distruzione di vite, gremite di desideri ed emozioni. L’Uomo diventa, qui, il dio di se stesso. Un suo errore può varcare il limite della vita e della morte, ed egli si fa autore di misfatti che potrebbero benissimo essere evitati. È un urlo a chiunque possa decidere delle sorti dell’umanità a essere più responsabile in ciò che si fa e si esercita, a prescindere dai giri economici e di potere.“ Le acque del sonno eterno” vuole implorare tutti gli uomini a imparare dai nostri stessi errori. Sbagli che hanno portato a catastrofiche conseguenze spezzando l’esistenza di molte vite umane.

RECENSIONE

<<Questo racconto è ispirato a un fatto realmente accaduto, tra il Friuli e il Veneto, il 9 ottobre 1963. Il libro vuole ricordare il disastro provocato dalla rottura della diga del Vajont, che in una sola notte ha causato mille e novecento morti.>>

È una storia dolce amara quella di Sara, una protagonista che si fa amare per il suo indomito coraggio e la sua voglia di libertà. Rimasta orfana di entrambi i genitori ancora bambina, è costretta ad accettare l’ospitalità dell’unico parente rimastole, lo zio Alberto che vive in un tetro e freddo castello medievale. il castello si trova su un’altura che sovrasta il paesino di Pomlete e domina la zona sottostante dove, incuneata tra due monti vicini, è stata costruita una maestosa diga che garantisce l’approvvigionamento di acqua a tutta l’area.

Sara si sente fin da subito oppressa nel freddo castello dello zio e può rifugiarsi solo nell’affetto di Marta, la cuoca, e in una stanza del castello dove aleggia lo spirito di Erika, la sua defunta zia.

Tra avventure surreali e giornate solitarie, trascorrono gli anni di Sara al castello fino a quando, la decisione dello zio di darla in sposa senza il suo consenso, la fa andare su tutte le furie e la porta ad abbandonare quella che era stata la sua dimora negli ultimi anni. le acque del sonno eterno

Sara si stabilisce, così, in una casetta al limitare del paese e in questa nuova fase della sua vita in cui riuscirà anche a riconciliarsi con lo zio, durante una delle sue gite nei dintorni della diga, la ragazza fa la conoscenza di Francesco. Questi è un giovane dolce e gentile con cui Sara si sente in sintonia fin da subito e con cui inizia a condividere le sue giornate.

Sara continua ad essere intimorita e al contempo affascinata dalla diga che sovrasta il paesino e non fa caso allo spirito di Erika che nel corso degli anni l’ha sempre messa in guardia contro l’acqua. Infatti, la diga è sempre la meta preferita da Sara e Francesco per le loro passeggiate in libertà.

Al termine di un inverno particolarmente freddo e lungo, proprio il loro desiderio di ritrovarsi finalmente all’aria aperta, li condurrà verso la diga ma questa volta un tragico evento scriverà un triste epilogo per la loro storia.

Ho molto apprezzato Le acque del sonno eterno grazie alla scrittura dell’autrice, che ho trovato particolarmente evocativa e grazie alla sensibilità che traspare da ogni pagina. Pur trattandosi di una storia di fantasia, l’autrice vuole sottolineare che le scellerate decisioni dell’uomo di voler “ingabbiare” la natura possono avere conseguenze disastrose, e che di queste conseguenze dobbiamo sempre conservare la memoria come monito e avvertimento per il futuro.


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