Diario d’inverno – Paul Auster – Einaudi

 

Diario d’inverno. «Piaceri fisici e dolori fisici. I piaceri del sesso innanzitutto, ma anche quelli del mangiare e del bere, di stare nudo in un bagno caldo, di grattarti un prurito, di starnutire e di scoreggiare, di stare a letto un’ora in piú, di voltare la faccia verso il sole in un mite pomeriggio di tarda primavera o d’inizio estate e sentire il tepore posarsi sulla pelle». Quando sei perso, guardati intorno. Dubita di tutto e cancellalo. Hai una sola certezza: tu sei lí. Lo sei perché c’è il tuo corpo e tu sei il tuo corpo. Il tuo corpo è lo spazio che hai attraversato, ma anche il tempo che ti ha reso ciò che sei. Il tempo te lo porti scritto addosso: le cicatrici sono parole (questa racconta di quando bambino scivolasti cosí vicino a un chiodo da poterne rimanere cieco, quest’altra ti ricorda di quando quasi uccidesti tua moglie e tua figlia) e le parole sono cicatrici (quelle che ti disse tua madre dopo che la sentisti parlare al telefono con un uomo che non era tuo padre). Ma non c’è solo il dolore. C’è il piacere, tutto il piacere che hai vissuto, che ti ha travolto in questi sessantaquattro anni: da quello che provi guardando il collo di tua moglie al mattino, a quello che ti insegnò una prostituta nel Quartiere Latino quando tu, ventenne solitario e senza un soldo a Parigi, l’ascoltasti sbalordito recitare a memoria una poesia di Baudelaire. E infine il corpo da cui il tuo corpo ha iniziato a esistere, quello di tua madre. La sua storia e il tuo rapporto con lei sono il cuore pulsante di questo libro (una sorta di doppio, di gemello segreto del tuo L’invenzio- ne della solitudine, dov’era il padre il fulcro dell’ossessione). Hai capito dal silenzio con cui hai accolto la notizia della sua morte e dalla crisi di panico che ne è seguita – fu come sentire il tuo stesso corpo fuggire da te – che qualcosa era cambiato, che dovevi fermarti a ricapitolare. Che eri entrato nell’inverno della vita.

RECENSIONE

Paul Auster è uno dei miei autori prediletti dal primo suo romanzo che lessi, quel Follie di Brooklyn che mi fece innamorare del suo stile di scrittura, del modo in cui racconta le storie e, perdonate il gioco di parole, le storie nelle storie. 

Avevo sentito parlare di questo memoir in cui lui esamina la sua vita e poichè chi l’ha letto ha affermato che è un libro malinconico, ho sempre aspettato il momento più idoneo per leggerlo.

Diario d’inverno è composto da frammenti di vita raccontati senza seguire una consecutio temporum, ma collegati tra loro seguendo gli eventi o una persona. In questo modo chi legge viene trasportato da un anno all’altro leggendo avvenimenti che hanno riguardato la sua vita dal momento del ricordo fino all’età in cui il libro è stato scritto, ossia 64 anni.

Grazie a questo diario Auster ci permette di entrare nella sua vita e l’uso della seconda persona singolare rafforza questa sensazione. L’utilizzo di questa tecnica permette di avere un rapporto diretto con la storia riuscendo a percepire determinate situazioni come il dolore o la gioia, le difficoltà o il successo. Inoltre vengono posti in rilievo i punti cardine della sua vita come l’amore per le donne e la famiglia, il suo lavoro di scrittore, il rapporto con la madre.

 

 

 

 

Ecco quindi il racconto della sua vita in famiglia, le amicizie, come si è avvicinato alle donne e al sesso, di come non abbia più potuto farne a meno fino a quando non si è sposato. Ci introduce al suo primo matrimonio terminato dopo pochi anni e poi al secondo che dura da più di 30 anni ed è fatto di complicità, di stima, di rispetto e di sostegno reciproci.

Belle le parti in cui parla della madre e del rapporto con il padre dal quale divorziò molto giovane, a volte indulge teneramente sulle sue mancanze affettive, in altre invece si arrabbia invertendo le parti figlio/genitore.

Quel che emerge da Diario d’inverno è un ritratto intenso di un uomo che ha vissuto aspetti della vita comuni a tutti noi: famiglia, amori, malattia, morte e in cui mi , sono potuta riconoscere.

E’ stata una bella lettura, non tra le mie preferite di Auster, ma un modo per conoscere meglio l’uomo oltre che lo scrittore.

 

 

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