Zannuta – Amneris Di Cesare – Self Published

Zannuta. Mi chiamo Maria ma tutti in paese mi conoscono come a’zannuta. È stata mia madre a darmi questo soprannome. Perché sono brutta, ho i denti piegati in avanti e sembro ‘na ciòta, una scema. Dice che ho l’espressione di una coniglia. Non mi ha mai amato, mia madre, non mi ha mai difeso. Nemmeno quando mio padre mi ha strappato dalle braccia un figlio e lo ha dato all’uomo che mi aveva violentata in cambio di un furgone. Sono l’imbarazzo della famiglia e lo scherno della gente in paese. Però ho un bel corpo che fa impazzire gli uomini, e quelli non riescono a starmi lontano, mi desiderano, mi vogliono. E spesso con la forza, mi prendono. Poi mi abbandonano, certo, perché come ‘na cunigghja, appena uno mi tocca, bam! resto incinta. E loro scappano, perché è vergogna. Ma io quei figli li ho accettati. Anche se non li ho cercati, tutti li ho voluti. Li ho amati. Li amerò sempre. E non cercate di portarmeli via, non vi conviene: le coniglie vi sembrano pacifiche, mansuete, vero? Provate a togliere loro i cuccioli e vedrete come vi azzannano con quei denti che si ritrovano!
Sono Maria, a’zannuta, e come l’amore so prendere la vita a morsi.
Perché io sono una che ama. Che non sa fare altro. Nient’altro che amare. Dice che ho l’espressione di una coniglia. Non mi ha mai amato, mia madre, non mi ha mai difeso. Nemmeno quando mio padre mi ha strappato dalle braccia un figlio e lo ha dato all’uomo che mi aveva violentata in cambio di un furgone. Sono l’imbarazzo della famiglia e lo scherno della gente in paese. Però ho un bel corpo che fa impazzire gli uomini, e quelli non riescono a starmi lontano, mi desiderano, mi vogliono. E spesso con la forza, mi prendono. Poi mi abbandonano, certo, perché come ‘na cunigghja, appena uno mi tocca, bam! resto incinta. E loro scappano, perché è vergogna. Ma io quei figli li ho accettati. Anche se non li ho cercati, tutti li ho voluti. Li ho amati. Li amerò sempre. E non cercate di portarmeli via, non vi conviene: le coniglie vi sembrano pacifiche, mansuete, vero? Provate a togliere loro i cuccioli e vedrete come vi azzannano con quei denti che si ritrovano!

Sono Maria, a’zannuta, e come l’amore so prendere la vita a morsi.
Perché io sono una che ama. Che non sa fare altro. Nient’altro che amare.

RECENSIONE

Un romanzo bellissimo. Maria a’ Zannuta, questo soprannome datole dalla madre a causa dei suoi denti sarà causa di non pochi problemi e avvenimenti nella sua povera e, per alcuni versi, miserevole vita. Maria  vive una vita svilente, la madre è succube del marito, un uomo violento, rozzo, incapace di avere dei sentimenti, un padre-padrone che considera la figlia una disgrazia a causa del suo aspetto e una scema (una ciota) per via dello sguardo.

Come definire un uomo capace di vendere il nipote per un furgone?

Questa prima sofferenza Maria l’affronta dimostrando di saper reagire alle avversità e di possedere una forza d’animo notevole tipica delle donne che in nome dell’amore riescono a rialzarsi e ad andare avanti con coraggio e abnegazione. L’amore è il perno su cui gira tutto il romanzo, amore per gli uomini e per i suoi figli.

Gli uomini che la usano per soddisfare le loro turpi voglie violentandola convinti che lei sia una scema incapace di comprendere o come Hans “dice che era un bell’uomo” disastrato nel cuore e nell’anima, incapace di amarla ma che le dona un figlio, o Arturino il primo a capire che dietro quell’aspetto c’è una donna con un cuore grande che merita attenzione e lui sarà capace di amarla come merita infischiandosi del ceto sociale e dell’apparenza.

 

 

L’amore più grande è quello per il figli, per loro lei farà  grandi sacrifici e nonostante il dolore immenso per la perdita di due di loro, sarà capace di risollevarsi per stare vicino agli altri e, sarà sempre per amore che permetterà a uno di loro di vivere lontano in modo da poter avere una vita migliore. L’atto d’amore più grande che una madre può avere nei confronti del proprio figlio.

Le emozioni provate durante la lettura sono state molteplici; rabbia e disgusto per i comportamenti disumani da parte di una sottospecie di uomini, speranza e gioia per un futuro finalmente migliore e tristezza per i lutti che affronta. In certi momenti avrei voluto abbracciare questa donna dal cuore candido, un giglio in un campo di sterpaglie.

Complimenti all’autrice che con uno stile diretto e l’utilizzo di espressioni dialettali  rende vera e verace la narrazione, riuscendo a catalizzare la mia attenzione durante la lettura e a farmi amare una donna che non dimenticherò facilmente.

 

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