La sconosciuta della Senna – Guillaume Mussso – La nave di Teseo

recensione a cura di Massimiliano Mascalzi

La sconosciuta della Senna. A Parigi, in una notte nebbiosa, qualche giorno prima di Natale, una ragazza viene salvata dalle acque della Senna. È nuda, non ricorda nulla, ma è ancora viva. La donna misteriosa viene accompagnata al pronto soccorso, ma riesce a scappare e a far perdere le proprie tracce. Gli esami del DNA rivelano la sua identità: è la pianista Milena Bergman. Ma qualcosa non torna, perché la famosa musicista risulta morta in un incidente aereo più di un anno prima. È una indagine per l’ufficio affari non convenzionali della polizia di Parigi, l’occasione che Roxane, un capitano messo in disparte dai suoi capi, aspettava per prendersi la rivincita che merita. Quando la sua inchiesta intreccia il destino dello scrittore Raphaël Batailley, l’ex fidanzato di Milena, i due si trovano catapultati in un enigma inquietante: è possibile essere al tempo stesso vivi e morti? Il nuovo romanzo di Guillaume Musso è un noir a perdifiato sulle tracce di una donna misteriosa, e dei segreti che la sua vita porta con sé.

RECENSIONE

Una delle ultimissime produzioni di Musso, datata 2021, non tra le sue opere migliori lo dico subito. In realtà già parte male con la sinossi e una domanda che, insomma, si commenta da sé: è possibile essere allo stesso tempo vivi e morti?
Ehm, ad occhio e croce opterei per il no ma forse un po’ mi tradisce il mio eccessivo pragmatismo.
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Comunque abbiamo questa pulzella che nel periodo pre natalizio viene tratta in salvo dalle acque della Senna, accompagnata al pronto soccorso viene lasciata fuggire sostanzialmente per mancanza di organico e fin qui nulla da dire, anzi da noi in Italia se qualcuno scappa dal pronto soccorso non se ne accorge nessuno.
Viene effettuato l’esame del Dna e il donnino risulta essere la famosa pianista Milena Bergman, nessuna parentela col regista o l’attrice o almeno non accertate,  tutto assolutamente normale se non fosse che la pianista è ufficialmente deceduta in un disastro aereo avvenuto l’anno precedente.
Ovviamente non si ha notizia di superstiti, l’aereo d’altronde è caduto di punta in mare aperto alla massima velocità, e quindi il fatto che una tipa con lo stesso Dna della pianista sia ancora su piazza suona strano, senza contare che non si comprende perché una che si è appena salvata da una sciagura in mare dovrebbe scegliere di suicidarsi buttandosi a fiume, appare quantomeno singolare. La sconosciuta della Senna
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Nel frattempo una poliziotta dal cognome impronunciabile, Montchrestien, e quindi la chiameremo per nome ovvero Roxane, viene allontanata dal suo dipartimento per motivi non meglio precisati e trasferita in un altro che praticamente sta per essere smantellato.
Non proprio una promozione dunque ma il destino della povera Roxane è quello di essere presa poco sul serio, emarginata, strapazzata e sminuita un po’ da tutti e per tutto il romanzo.
Insomma fra il lusco e il brusco un minimo di simpatia Roxane finisce per ispirarla, e pian pianino riuscirà a dimostrare di non essere proprio incapace, o almeno non del tutto.
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E La sconosciuta della Senna, a modo suo specie nella parte centrale, sembra quasi decollare, Roxane prende possesso del suo piccolo commissariato dove il Commissario peraltro non c’è essendo ricoverato a causa di una caduta dalle scale e dove i suoi unici “collaboratori” sembrano essere il gatto Putin (un nome un perché) e la studentessa della Sorbona Valentina che oltre a preparare la tesi aiuta Marc Batailley (il Commissario) nelle pratiche d’ufficio.
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Batailley ha un figlio, Raphael celebre scrittore, che è in qualche misura collegato con gli avvenimenti avendo avuto una relazione con Milena (la pianista deceduta in mare e ripescata viva a fiume), e quindi il mistero pare decisamente infittirsi finché entra in scena Dioniso, si proprio lui altrimenti noto come Bacco, e da lì fra sacrifici in suo onore, riproposizione dei baccanali e quant’altro tutta la storia se ne parte un po’ per la tangente, Musso sembra perdere un pelino il bandolo e non lo ritrova più fino al finale-non finale dove non si capisce se si vuol lasciare la porta aperta ad un seguito (ma sarebbe insolito con Musso) oppure se lo scrittore si sia scocciato pure lui e abbia pensato qualcosa del tipo “sai che c’è chiudiamola qui prima di combinare altri macelli”
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