La vita intima – Niccolò Ammaniti

La vita intima – Niccolò Ammmaniti – Einaudi

La vita intima. Maria Cristina Palma ha una vita all’apparenza perfetta, è bella, ricca, famosa, il mondo gira intorno a lei. Poi, un giorno, riceve sul cellulare un video che cambia tutto. Nel suo passato c’è un segreto con cui non ha fatto i conti. Come un moderno alienista Niccolò Ammaniti disseziona la mente di una donna, ne esplora le paure, le ossessioni, i desideri inconfessabili in un romanzo che unisce spericolata fantasia, realismo psicologico, senso del tragico e incanto del paradosso.

RECENSIONE

Sono tutt’altro che un lettore abituale di Ammaniti e per giunta le esperienze precedenti non mi avevano troppo entusiasmato.
Ho voluto provare con questo suo ultimo lavoro, dopo otto anni dal precedente, ovvero un’eternità, e al dunque non me ne sono pentito.
Quattro stelle ad uno scrittore italiano nemmeno ricordo l’ultima volta che è successo, certo quattro stelle per La vita intima e tre soltanto, ad esempio, per Come Dio comanda (ho un messaggio per gli aficionados irriducibili di Ammaniti, consideratemi già pronto per ricevere le classiche cento nerbate di fantozziana memoria) probabilmente qualcosa non torna o forse è che questo l’ho letto per scelta e l’altro per costrizione…voglio dire non che mi tenessero legato ma era uno dei tanti scellerati gruppi di lettura che uno se dopo tre pagine capisce di non aver a che fare con Delitto e castigo (e Come Dio comanda non è Delitto e castigo) subito parte con la giustificazione di rito: “si tratta certamente di uno dei romanzi fondamentali prodotto dalla cultura occidentale nell’ultimo ventennio ma purtroppo non è il mio “genere”.
La vita intima invece è esattamente il mio genere, fa ridere e quando uno scrittore riesce a farmi ridere con me ha già vinto…son quelle cose a pelle del tipo “l’ho sposato/a perché mi faceva ridere” che poi non sai mai se si tratti di un complimento o di una velata presa per i fondelli.
Ma come spiegare senza quel po’ di sanissimo spoiler che ogni tanto ci vuole, in fondo a cosa serve leggere se poi non possiamo raccontare?
Maria Cristina Palma, la protagonista, è una bellissima donna, che, dopo una giovinezza vivace, un’avviata carriera come modella, un ex marito scrittore, e una discreta fama di portasfiga (uno dei tanti vezzeggiativi che l’accompagnano è Maria Tristina), si ritrova nella doppia scomoda posizione di donna più bella del mondo (un’università dopo attenta ricerca l’ha proclamata tale) e moglie del Premier italiano.
Tutto questo è arrivato quasi per inerzia, si è bella ma ha passato i quaranta e certe graduatorie, si sa, lasciano il tempo che trovano.
Maria Cristina a prima vista non sembra particolarmente dotata intellettualmente, più che altro dà l’idea di una donna che nella vita ha saputo scegliere riuscendo a sfruttare al meglio le sue poche doti, e soprattutto senza mai troppo rallentare ma anzi rilanciando ogni volta che è stata duramente colpita.
All’improvviso arriva una figura venuta dal passato, l’imprenditore-faccendiere Nicola Sarti, evocativa di ricordi spensierati e anche un po’ goderecci..
Maria Cristina è attratta da lui e nel contempo lo teme, del resto la sua posizione di First lady impone obblighi istituzionali ma anche morali mentre lei a 42 anni sente farsi largo l’esigenza di una vita lontana dai riflettori.
E poi, diciamolo, le cose dal punto di vista sentimentale non sembrano procedere al meglio col marito Premier, e Maria Cristina, che non dimentichiamolo detiene lo scettro di donna più bella del mondo, sente invece di aver ancora molto da dire e da dare…soprattutto da dare, se mi si passa la battutaccia da caserma, ma del resto un altro dei vezzeggiativi coniati da Ammaniti per lei, è quello di Maria Pompina, eh lo so chi ama Ammaniti lo ama anche per queste uscite politicamente scorrette, insomma prendere o lasciare.
Il problema è che la rimpatriata col Sarti all’insegna del come eravamo rischia invece di lasciarcela a lungo sotto i riflettori e la donna capisce di dover prendere le necessarie contromisure.
A questo punto entra in scena pesantemente Ammaniti, che finora è sembrato quasi divertirsi a rimanere dietro le quinte del personaggio, e Maria Cristina si trasforma.
Da figura fondamentalmente accessoria, bella che non balla, sorta di soprammobile con quoziente d’intelligenza inversamente proporzionale alla lunghezza delle gambe, diventa dominante, mette a posto il marito bizzoso, la giornalista aggressiva, la segretaria pettegola e il consulente del premier paranoico.
Ammaniti riesce a centrare, secondo il mio personalissimo parere, almeno due obiettivi su tre, disegna una figura femminile solo apparentemente bidimensionale ma in realtà estremamente articolata e piena di sfaccettature via via più sorprendenti, offre una panoramica memorabile sulle paranoie che alimentano e dalle quali trae sostentamento tutto l’establishment sociale, culturale e politico del nostro paese.
Fallisce, forse, ma non è colpa sua in fondo, soltanto nell’affidarsi ad un ruolo che in Italia fondamentalmente non esiste e soprattutto non possiede alcun potere di parola né, tantomeno, mediatico ovvero quello della First lady.
Se proviamo a voltarci indietro, anche ricorrendo ad uno sforzo mnemonico senza precedenti, non riusciamo probabilmente a ricordare nemmeno un nome degno di essere menzionato.
Qualcuno sarebbe in grado di riconoscere incontrandola per strada la moglie di Draghi?
Oppure la compagnia di Conte? 
E di Gentiloni? Letta? Renzi?
Si di Berlusconi forse potremmo riconoscere qualcuna delle sue fugaci “accompagnatrici” ma del marito della Meloni (rovesciando la medaglia non cambia nulla) chi saprebbe fornire un identikit?
Insomma il nulla ed è a mio avviso il punto debole del romanzo sotto il profilo della credibilità, ma ripeto è difficile imputare ad Ammaniti l’assoluta latitanza nel nostro paese di una figura che altrove riveste ben altro prestigio e rilevanza.
In definitiva a me è piaciuto, ma come detto non sono un habitué di Ammaniti e posso capire che una parte dello zoccolo duro dei suoi ammiratori lo abbia trovato meno corrosivo, meno graffiante, a tratti ordinario per non dire insignificante.
C’è da dire che negli otto anni in cui Ammaniti non ha scritto anche il nostro paese è sembrato diventare ordinario e insignificante ed in tal senso lui come scrittore non ha fatto altro che registrarlo.
Se siamo un paese dove i politici hanno bisogno di curatori d’immagine che gli spieghino quali vestiti mettere in ogni occasione, dove i giornalisti non schierati sono diventati una specie da proteggere tipo i panda, ed in tv imperversano criminologi frustrati, aspiranti politici riciclatisi come opinionisti nonché parrucchieri ed estetisti in odore di santità, dove i virologi si lamentano perché il Covid tira di meno e loro stanno perdendo visibilità, e dove il voyeurismo mediatico ormai non fa più sconti a nessuno beh Ammaniti non credo abbia grandi responsabilità.
Questo siamo oggi ed il finale de La vita intima in un certo senso lascia intravedere un barlume di speranza o almeno io lo interpreto così, si salverà chi riuscirà ad immunizzarsi dall’apparire e tornerà ad essere.

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