La cattedrale ai confini del mondo – Paloma Sanchez Garnica – Piemme

 

La cattedrale ai confini del mondo. Galizia, IX secolo. Una strana distesa di stelle illumina tra le nebbie un punto preciso di quella terra ai confini del mondo. Da anni, un eremita di nome Pelagio tenta invano di attirare su quel fenomeno l’attenzione del vescovo Teodomiro. Quando questi si convince a seguirlo sul posto, insieme al suo fedele scrivano, i tre vi trovano un sepolcro contenente delle reliquie. Nessuno può attribuirle con certezza all’Apostolo Giacomo, che secondo antiche leggende avrebbe predicato in quella regione. Ma nulla può impedire loro di gridare al miracolo.

Regno di Borgogna, XI secolo. Una sera di fine luglio, il sole al tramonto rischiara due simboli scolpiti dentro una chiesa abbandonata: sono incomprensibili per Mabilia, primogenita del conte di Montmerle, ed Ernaud, figlio di un umile scalpellino. La ragazzina ribelle ha accompagnato l’amico alla scoperta di quel luogo tetro, dove, in una cripta, sembrano celarsi segreti molto importanti. Gli epitaffi sulle lapidi promettono infatti maledizione eterna a chiunque osi profanare quelle sepolture e trafugare l’Inventio: il manoscritto vergato da un amanuense chiamato Martin di Bilibio.

Ben presto, su Mabilia si abbatterà la persecuzione di uno zio usurpatore e la giovane sarà costretta alla fuga, travestita da monaco. Ritroverà però quei segni enigmatici nei vari luoghi di culto che costellano il cammino dei pellegrini diretti a Santiago di Compostela, e intreccerà il proprio destino a quello di uomini capaci di carpire l’anima delle pietre.

Recensione

Le vicende de La cattedrale ai confini del mondo sono raccontate secondo due piani temporali, il primo narra in terza persona il percorso fatto da Martin, il secondo le vicende di Mabila in prima persona.

L’obiettivo è quello di utilizzare un espediente narrativo, quale l’Inventio per raccontare come vennero scoperti i resti di san Giacomo (che poi pare da questo romanzo che fossero un falso storico) utilizzati  per riavvicinare la gente al cattolicesimo tramite il pellegrinaggio e la visita alle reliquie.

La narrazione nella sua progressione è altalenante, ci sono dei momenti in cui le vicende sono più avvincenti e intriganti, mentre molte altre sono piuttosto lente e pesanti.

Durante la narrazione abbiamo modo di scoprire usi e costumi dei luoghi, come il lavoro degli scalpellini, i vari tipi di ricoveri per forestieri che spesso diventavano definitivi, la vita nei monasteri che era piuttosto spartana e gravosa nei compiti che venivano affidati ai monaci.

La scrittura è scorrevole, lo stile cronachistico utilizza un linguaggio idoneo ai periodi narrati senza l’uso di parole al di fuori di quel contesto storico.

La validità de La cattedrale ai confini del mondo sta nell’aver fatto conoscere come si creò il Santuario di Compostela e tutte le supposizioni storiche ad esso correlate.

Il confronto di cui ho letto in più recensioni con I pilastri della Terra non ha ragion d’essere per le molteplici differenze che sono tutte a favore del romanzo di Follett.

Consigliato a chi vuole approfondire la storia spagnola e ciò che è legato al culto di san Giacomo di Compostela.

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