Fortuna imperatrix mundi. Una notte insonne per gli ospiti di una dimora gentilizia, sconosciuti l’uno all’altro, convocati per la lettura di un testamento firmato trecento anni prima. Un patrimonio da favola sta per essere suddiviso. Non tutti però arriveranno al mattino successivo. La neve blocca le strade, costruisce alti strati silenziosi nell’ampio cortile, ammanta i boschi di castagni che circondano il maniero. La città, con le sue luci, il traffico e le quotidiane banalità che la rendono viva sembra lontana anni luce. Le ore trascorrono mentre i posti a sedere intorno a uno strano banchetto si riducono uno dopo l’altro, e nei superstiti si fa strada la consapevolezza che il colpevole è soltanto a un passo da ciascuno di loro. Il commissario Armando Incantalupo sta conducendo la più strana indagine della sua vita. Per la prima volta è solo e isolato. Tutte le vite dei presenti sono a rischio, anche la sua.
RECENSIONE
Chi non sarebbe contento di ricevere la notizia di una possibile eredità milionaria? Beh, forse non tutti… È quello che capita al nostro ormai noto commissario Incantalupo quando, in un normalissimo giorno lavorativo, viene visitato da un notaio che lo informa che una sua antenata morta trecento anni fa ha lasciato in eredità a lui e ad altri discendenti i suoi averi. Molto titubante, il nostro commissario si reca nel luogo indicatogli dal notaio senza sapere cosa lo aspetta: una serie di morti sospette, che andranno a ridurre via via il numero di eredi, tra cui il nostro commissario che rischia seriamente la sua vita.