Clodio – G. Middei – Navarra Editore

 

Clodio. Spregiudicato e audace, abile nel manipolare le masse e nell’intimidire i suoi detrattori, Publio Clodio fu uno dei primi demagoghi della storia. Ben inserito nella Roma del suo tempo, in una città dilaniata da quelle tensioni che segnarono il passaggio dalla Repubblica all’Impero, seppe destreggiarsi tra gli intrighi del senato, elaborando un audace programma di riforme sociali. Il romanzo ripercorre l’ascesa politica di una delle più controverse e affascinanti figure dell’Antica Roma. Con una scrittura che spinge a riflettere sui meccanismi dell’odio e del potere, l’autore ci restituisce il ritratto di uomo che cede alla violenza quanto alla generosità, agli idealismi quanto a un lucido realismo, un Clodio salvato dagli stereotipi, profondo e moderno.

 

 

Recensione

Il romanzo si apre con il cosiddetto scandalo della Bona Dea, Clodio s’introduce (avendo in quel tempo una relazione con la moglie di Cesare) in un luogo dove si sta svolgendo un rito precluso agli uomini.
A seguito di quella che è per lo più una goliardata il rischio per lui è di dover affrontare un processo e, se condannato, rinunciare alla carriera politica, non sono pochi quelli che vorrebbero peraltro farlo fuori per le sue strizzatine d’occhio al popolo (Clodio è di origini patrizie) e perfino Cicerone un tempo suo amico prima lo abbandona al suo destino ed in seguito decide di testimoniargli contro nel processo.
Ma Clodio non demorde, comprende che per salvarsi la sola strada è farsi eleggere Tribuno della plebe il che non è compito agevole essendo lui patrizio e dovendo quindi essere adottato da una famiglia plebea.
Contestualmente sposa Fulvia, donna di spiccato acume politico, in seguito diverrà moglie di Marco Antonio assumendo un ruolo importante nella scena politica romana, e sarà lei a farlo riavvicinare a Cesare il che si rivelerà decisivo per permettere a Clodio di raggiungere i suoi obiettivi.
Il romanzo man mano che si avvicina all’epilogo diventa sempre più un’accurata analisi psicologica del personaggio Clodio, con i suoi conflitti interiori ma anche con la consapevolezza di vivere anni decisivi per le sorti di Roma.
Romanzo interessante e scritto con uno stile moderno cercando di analizzare, soprattutto dal punto di vista psicologico, un personaggio molto controverso come Publio Clodio Pulcro del quale pur conoscendo molto probabilmente si conosce solo in parte la verità.
Ciò che sappiamo di lui lo abbiamo infatti appreso prevalentemente da Cicerone che essendo stato suo acerrimo nemico (Clodio lo costrinse all’esilio confiscandone i beni) non può evidentemente risultare la fonte più attendibile ed obiettiva.
Molto bello è a mio parere il parallelismo con Cesare, i due sembrano apparentemente perseguire gli stessi obiettivi ma mentre Cesare “usa” il popolo illudendolo con vaghe prospettive progressiste destinate a rimanere sulla carta Clodio è realmente pervaso dalla volontà di elevare il popolo, sottrarlo all’ignoranza e a credenze religiose determinate più da sciocche superstizioni che da altro.
Certo c’è molto di demagogico in lui ma l’interesse per il bene comune più che per quello di pochi eletti appare genuino.
Parallelamente una parte del suo legiferare non rifugge da un’assai poco nobile desiderio di vendicarsi (la legge de exilio Ciceronis appunto).
E probabilmente il valore aggiunto del romanzo sta proprio nella volontà di offrire un’immagine più consona alla realtà riguardo un personaggio che certamente non era un Santo ma un uomo con degli ideali forti, certamente fallibile, che tuttavia avrebbe potuto facilmente scegliere di crogiolarsi nella sua posizione privilegiata ed invece provò, consapevole di vivere un passaggio fondamentale della storia, a modificare lo status quo, pagandone peraltro le conseguenze… ma a quel punto il romanzo non ci arriva scegliendo d’interrompersi prima, ed è giusto cosi.
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