Tutta la luce che non vediamo – Anthony Doerr – BUR contemporanea

 

Tutta la luce che non vediamo. È il 1934, a Parigi, quando a Marie-Laure, una bambina di sei anni con i capelli rossi e il viso pieno di lentiggini, viene diagnosticata una malattia degenerativa: sarà cieca per il resto della vita. Ne ha dodici quando i nazisti occupano la città, costringendo lei e il padre a trovare rifugio tra le mura di Saint-Malo, nella casa vicino al mare del prozio. Attraverso le imposte azzurre sempre chiuse, perché così impone la guerra, le arriva fragorosa l’eco delle onde che sbattono contro i bastioni. Qui, Marie-Laure dovrà imparare a sopravvivere a un nuovo tipo di buio. In quello stesso anno, in un orfanotrofio della Germania nazista vive Werner, un ragazzino con i capelli candidi come la neve e una curiosità esuberante per il mondo. Quando per caso mette le mani su una vecchia radio, scopre di avere un talento naturale per costruire e riparare questi strumenti di fondamentale importanza per le tattiche di guerra, un dono che si trasformerà nel suo lasciapassare per accedere all’accademia della Gioventù hitleriana, e poi partire in missione per localizzare i partigiani. Sempre più conscio del costo in vite umane del suo operato, Werner si addentra nel cuore del conflitto. Due mesi dopo il D-Day che ha liberato la Francia, ma non ancora la cittadina fortificata di Saint-Malo, i destini opposti di Werner e Marie-Laure convergono e si sfiorano in una limpida bolla di luce.

Recensione

Ci sono premi e premi e i Pulitzer forse sono di quelli che non vengono assegnati a caso. Tutta la luce che non vediamo racconta la guerra dalla parte di due bambini costretti a ritrovarsi grandi senza averlo scelto, se vogliamo potremmo anche definirlo una storia di formazione, ma più semplicemente è un bel romanzo.
Penso che quando un autore decide di scrivere sulla guerra abbia davanti a sé due strade, la prima è creare qualcosa che facendo riflettere sulle drammaticità di un conflitto tocchi in profondità chi legge, magari avvalendosi anche di episodi che possano commuovere, in particolar modo se i protagonisti sono bambini.
La seconda, quella a mio parere scelta da Doerr, è costruire figure suggestive, gli eventi rappresentano lo sfondo ma dei personaggi è la scena.
L’ultima parte di Tutta la luce che non vediamo ha i suoi tratti strazianti e negarlo sarebbe impossibile, ma in generale è la fantasia a prevalere, la stessa che porta i due giovani protagonisti Marie Laure e Werner dapprima a conoscersi, quindi ad incontrarsi e a perdersi ma solo fisicamente, perché sapranno cogliere a tal punto l’attimo da riuscire ad estenderlo nel tempo.
Marie Laure, Werner e la radio che è chiaramente la terza protagonista del romanzo, come peraltro lo fu della Seconda Guerra Mondiale.
La radio è l’anello di congiunzione fra i due ragazzi, Werner insieme alla sorella Jutte ascolta da bambino le trasmissioni del nonno di Marie Laure con una vecchia radio da lui brillantemente riparata.
La sua abilità viene sfruttata dai Nazisti per intercettare trasmissioni nemiche, mentre Marie Laure al momento dell’invasione tedesca della Francia si rifugia assieme al padre dallo zio Etienne a Saint-Malo entrando in seguito più o meno indirettamente nella resistenza.
I due si trovano sui versanti opposti della barricata, a dispetto della giovanissima età e loro malgrado incarnano le figure dell’oppressa e dell’oppressore.
Come detto sono destinati ad incontrarsi e questo avviene nel momento più struggente del conflitto, quello in cui per un breve fotogramma tornano ad essere semplicemente due ragazzi vittime della guerra.
Ovviamente è la parte più toccante del romanzo, il loro breve incontro finisce per segnare l’esistenza di tanti in modo trasversale, arrivando a lambire i giorni nostri.
Una lettura non indimenticabile quella di Tutta la luce che non vediamo che pure rimane impressa per i personaggi più che per la storia. Doerr compie l’impresa, sempre difficile nei romanzi di guerra, di coinvolgere emotivamente il lettore sia nei riguardi di chi è dalla parte giusta che di chi non lo è , non basta naturalmente per gridare al capolavoro ma per includerlo fra le letture che restano direi di si.
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