Le croci in piazza – Fulvia Cipriani – Brè Editore

 

recensione a cura di Massimiliano Mascalzi

Le croci in piazza. Quando il cadavere di una donna viene ritrovato in una casa abbandonata sull’Appennino toscano, la gente del paese è sicura che si tratti della nipote della vecchia proprietaria deceduta da anni.
Dopo un primo momento di paradossale stupore Camilla si interroga: quella donna che tanto le somiglia non è lei, di questo è certa, lei è viva e sta bene. Quindi di chi si tratta? Un mistero, un thriller complicato che indaga i rapporti familiari e obbliga a confrontarsi con un vissuto che si vuole dimenticare.
Una storia di famiglie, ciascuna con la sua croce e il suo fardello di menzogne, ma anche con un’eredità d’amore da preservare: fratelli e sorelle, legati da un rapporto così forte da superare anni di silenzio e voragini di rancore; padri e madri che lottano per i propri figli; nonni che sanno più degli altri, che conoscono le cose ancor prima che accadano, perché la vita, l’esperienza li ha resi saggi, quasi indovini. In un Appennino duro e pieno di segreti, i crimini di oggi s’intrecciano a vecchie disgrazie e si confondono con le ombre del passato.

RECENSIONE

Non capita spesso che un’autrice (oppure un autore) esordiente riesca a scrivere un romanzo che ti stimoli a chiederti se davvero si tratta di un’opera prima o magari se ti è stata data un’informazione inesatta.
Mentre sfogliavo con sempre maggiore interesse Le croci in piazza mi sorprendevo della padronanza della scrittrice nello stile, nella capacità di attrarre il lettore, nello strutturare il romanzo con notevole perizia, nell’attenzione ai personaggi e ai collegamenti.
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Non racconterò la trama, nemmeno un po’, e del resto non è certo difficile reperire la sinossi, ciò che mi preme è trasferire a quei pochi che hanno la bontà di leggere questi miei modesti commenti, la sorpresa per aver letto un’autrice esordiente e aver provato curiosità, coinvolgimento, stupore.
È una storia che abbraccia il lettore e si fa abbracciare, ma è una stretta che non ti molla fino all’ultima pagina.
Certamente molto conta il desiderio di sapere come va a finire, ma non vengono mai a noia le descrizioni paesaggistiche, le storie sentimentali senza tempo, l’importanza, sottolineata più volte, di dover sempre chiudere col passato e farci i conti perché altrimenti non si va avanti.
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Come si evince, almeno mi auguro, dalle mie parole, siamo al centro di un mistery ma anche di un romanzo di formazione, di quelli dov’è dolce naufragar (e citiamolo una volta tanto ‘sto Leopardi) nel mare dei ricordi.
Quei ricordi che non si sbloccano (come si suole dire oggi utilizzando un termine che non mi piacerà mai) improvvisamente ma si  palesano, vengono a galla delicatamente e con dolcezza.
Qualche volta facendo i conti col passato si comprende ciò che si è sbagliato, a volte, ma occorre essere fortunati, il destino o chi per lui ci regala una seconda opportunità, cosa prevarrà in questo bel romanzo che consiglio?
Ma perché poi raccontarlo? Non è forse più affascinante scoprirlo vivendo (o più che altro leggendo)?
Per chi vorrà assaporare tutto questo buona lettura.

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