L’amministratore – Anthony Trollope – Sellerio

 

L’amministratore. E’ in lotta per la serenità il reverendo Harding, l’amministratore del pensionato per vecchi lavoratori di Hiram, uomo buono e amabile, protagonista di questo romanzo: il primo dei sei del ciclo cosiddetto delle « Cronache del Barsetshire» in quanto ambientati nella immaginaria città di Barchester. Harding è tormentato dal dubbio se sia giusto e legittimo che la rendita che percepisce come amministratore sia tanto superiore alle pensioni degli assistiti. A sollevare il caso è un giovane avvocato di buona famiglia, John Bold, paladino di tutte le cause umanitarie, pretendente riamato della figlia dell’amministratore.

RECENSIONE

L’amministratore, titolo che potrebbe indurre un lettore di modesta caratura, categoria alla quale peraltro mi onoro di appartenere (a richiesta posso fornire pure il numero di tessera), a pensare di trovarsi di fronte ad un romanzo concernente le vicissitudini di un condominio e le peripezie del suo amministratore per riscuotere le somme dovute dai singoli condomini e redigere il consuntivo di spesa.
Nulla di tutto questo ovviamente, e sarei tentato di aggiungere meno male, ma un ottimo libro (nemmeno il suo migliore credo) dove Trollope racconta una storia estremamente semplice da seguire ( persino io, che normalmente quando sento parlare di età vittoriana tendo a mettermi subito sulla difensiva assumendo una sorta di posizione a uovo onde diminuire la superficie d’impatto, l’ho trovato oltremodo accessibile) ed inserendo non di rado giudizi ironici ma adeguatamente tranchant sul potere illimitato di una carta stampata capace di determinare fortune o disgrazie di una persona che, nel secondo caso, sembra impossibilitata ad opporre delle valide difese ad accuse spesso infamanti ed in grado di stravolgere l’esistenza del malcapitato.
Ora, certamente, il reverendo Harding, protagonista principale del romanzo, appare quantomeno colpevole di negligenza perché rimane difficile credere che negli anni precedenti lo scoppio del “bubbone” (l’accusa è sostanzialmente quella di aver a lungo percepito una rendita che non gli competeva interamente e soprattutto a scapito degli anziani ospiti dell’ospizio da lui amministrato) egli non fosse pienamente al corrente di aver incamerato somme di denaro eccessive soprattutto se rapportate al tipo di attività svolto e alle entrate risibili degli anziani sopracitati.
Tuttavia l’accanimento con cui viene perseguito dal giornale e, sia pure indirettamente, da autorevoli scrittori ci appare onestamente eccessivo seppure, in qualche modo, non desueto perché subito ne riconosciamo peculiarità presenti anche ai giorni nostri.
Difficile non cogliere le similitudini con i media attuali capaci in poche battute di stroncare carriere meticolosamente costruite, posizioni sociali raggiunte a prezzo di sacrifici notevoli, e non di rado cavalcando errori giudiziari con titoloni in prima pagina salvo poi riconoscere le proprie colpe in qualche trafiletto.
Basterebbe probabilmente questo a suggerirne la lettura ma L’amministratore è anche la narrazione di un tormento interiore che schiaccia un uomo fondamentalmente buono ( in realtà non mi pare esistere un cattivo integrale nel romanzo se non la stampa titolare di un potere illimitato), che accetta di fare un passo indietro solo per il dubbio che non esista una ragione in grado di giustificare legalmente un guadagno e per il timore che lo stesso guadagno possa, sia pure alla lontana, configurarsi come appropriazione indebita.
Ed il protagonista del romanzo, a differenza della storia, non è assolutamente sovrapponibile ai giorni nostri.
È, mi pare, completamente cambiato il concetto di morale, ciò che un tempo poteva definirsi deprecabile oggi è essenzialmente un modo di agire astuto e degno quasi di ammirazione…e chissà se Trollope disapproverebbe o, più semplicemente, se ne farebbe una ragione. 
/ 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *