Come Dio comanda – Niccolò Ammaniti – Einaudi

 

Come Dio comanda. Rino e Cristiano Zena sono padre e figlio. Rino ha trentasei anni ma ne dimostra cinquanta, è ostinato, violento e xenofobo, ma adora suo figlio. Cristiano ha tredici anni, è timido, alto e sottile, e sa che quel padre ubriacone e “buono a nulla” è la sola persona su cui può contare. Vivono in una periferia del nord-est, tra desolazione e centri commerciali. Soli contro il mondo, hanno per amici due tipi strani, Quattro Formaggi e Danilo. È con questi che Rino organizza la rapina che dovrà riscattare le loro vite. La notte del colpo, però, si scatena un furioso temporale, e una ragazzina bionda apparsa dalle tenebre e dal fango fa deviare i destini di tutti.

RECENSIONE

Letto più per colmare una mia lacuna personale che altro, riconosco di essermi deciso tardi anche perché se la memoria non m’inganna c’è stato un tempo in cui Ammaniti tra i regali di Natale tirava più del dopo barba.
Il problema è che ho sempre faticato a seguire il fascino del trendy.
La forza di uno scrittore come Ammaniti sta secondo me nel suo essere divisivo come pochi, e nelle motivazioni per cui viene da molti apprezzato, che curiosamente (ma nemmeno troppo) sono le stesse per le quali altri invece lo detestano.
Crudeltà, durezza, descrizioni cosi realistiche da risultare a tratti irricevibili, un paio di bestemmioni inseriti qua e là non tanto per urtare la suscettibilità dei credenti quanto per far si che qualcuno di loro ne parli (male) inducendo i curiosi a leggerlo, totale assenza di speranza nei protagonisti se non affidata all’intervento provvidenziale di un Dio che per il resto “nun se vede” per dirla alla Trilussa.
Come Dio comanda  si fonda soprattutto su un grande rapporto d’amore fra un padre e un figlio, questo è certamente indiscutibile, un amore viscerale ma in qualche misura “malato” e basta leggere l’incipit per averne contezza.
Un romanzo dove le figure femminili sono marginali e certo non idealizzate se non in modo squallido, una scelta probabilmente voluta per rafforzare quella sensazione di scorrettezza, d’irricevibilità, di fastidio che inevitabilmente ti coglie in alcuni tratti.
Un romanzo dove nessun personaggio può essere amato, tutti si portano dietro uno strato di profondamente sbagliato e non c’è verso di raschiarlo, troppo spesso, troppo ruvido.
E dove tutti, sopra ogni altra cosa, sono consapevolmente al di fuori del tessuto sociale, andando perennemente, per citare De André, in direzione ostinata e contraria.
 Ammaniti in Come Dio comanda, e questo credo sia un suo indubbio merito, ribalta un po’ l’immagine della provincia come comfort zone, luogo dove in fondo tutti si conoscono ed in teoria dovrebbe essere più difficile trovarsi di fronte a brutte sorprese.
E un romanzo, sopra ogni altra cosa, di eccessi, eccessi che vengono descritti in modo a volte minuzioso, eccessi che come sempre accade dividono, ma anche questo aspetto è probabilmente voluto, leggere a volte significa dover prendere una posizione, schierarsi in qualche modo.
Ed insomma si può non amare alla follia Ammaniti, si può decidere di non leggerlo mai più, come probabilmente sarà per me, ma non si può negare che abbia un suo perché.
Come detto non mi sento di consigliarlo ma riconosco che già lo stabilire se certe descrizioni siano funzionali alla narrazione oppure meramente gratuite possa alla fine della fiera rappresentare una spinta decisiva alla lettura.
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2 Comments on Come Dio comanda – Niccolò Ammaniti

  1. letto anni fa, è un libro che rimane dentro nel bene e nel male.
    Comunque ti consiglio “la vita intima” dove è tornato con una storia diversa dal suo genere.

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