La vita segreta degli scrittori – Guillaume Musso – La nave di Teseo

 

La vita segreta degli scrittori  Nel 1999, dopo aver pubblicato tre romanzi di culto, il celebre scrittore Nathan Fawles annuncia la sua decisione di smettere di scrivere e ritirarsi a vita privata a Beaumont, un’isola selvaggia e sublime al largo delle coste mediterranee. Autunno 2018. Fawles non rilascia interviste da più di vent’anni, mentre i suoi romanzi continuano ad attirare i lettori. Mathilde Monney, una giovane giornalista svizzera, sbarca sull’isola, assolutamente decisa a svelare il segreto del celebre scrittore. Lo stesso giorno, viene ritrovato il cadavere di una donna sulla spiaggia e le autorità mettono sotto sequestro tutta l’isola, bloccandone ogni accesso e ogni entrata. Comincia allora un pericoloso faccia a faccia tra Mathilde e Nathan, nel quale i due protagonisti affronteranno verità occulte e insospettabili menzogne mescolando l’amore e la paura…

RECENSIONE

“Se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari”  (Anton Cechov)

È una delle tante citazioni presenti in La vita segreta degli scrittori, per ciò che può valere il mio pensiero (non vorrei passare per quello che si mette a fare le pulci a Cechov) e sebbene appaia scontata la trovo perfetta.
È perfetta nei gialli, thriller, noir perché nel momento in cui uno scrittore introduce un’arma nella storia è ovvio che quell’arma verrà utilizzata.
Ma è valida in assoluto nella letteratura perché non bisognerebbe mai inserire nella narrazione elementi che non siano strettamente necessari. 

Abbiamo questo scrittore, Nathan Fawles, che nel 1999, dopo aver pubblicato tre romanzi di culto, ma anche di successo, ed essersi portato a casa un Pulitzer, decide di abbandonare l’attività e ritirarsi a vita privata (che se erano solo di culto hai voglia) in un’isola per pochi eletti.
Purtroppo il diavolo fa le pentole e non i coperchi e una ventina d’anni dopo sull’isola finiscono per approdare uno scrittore emergente (non dalle acque evidentemente) ed una giornalista d’assalto.
Entrambi sono desiderosi d’incontrare il buon Fawles, il primo per carpire qualche segreto professionale e la seconda, presumibilmente, per ottenere un’intervista.
Riusciranno nell’impresa di stanare il misantropo che ormai sembra albergare nel corpo di Fawles?

Certamente si ma la questione, va detto, è assolutamente irrilevante ai fini della narrazione anche perché presto compare il morto (ammazzato naturalmente) e il romanzo prende una sua piega ben precisa.
A grande richiesta nella Vita segreta degli scrittori torna a fare la sua comparsa il sempre valido attizzatoio, arma estremamente efficace se si vuole portare a termine un’ammazzatina (per dirla alla Montalbano) con tutti i crismi.
Chiaramente chi ama i gialli un pelino più incruenti, dove magari i malcapitati vengono fatte fuori a cuscinate oppure a colpi di bottiglie di plastica riciclata, rigorosamente vuote, non vede di buon occhio attizzatoi, acquasantiere, ed altri oggetti contundenti in grado di lasciare qualche strascico in più sulle vittime…ma insomma è normale che in questi casi si scontrino diverse scuole di pensiero.

Due parole, di elogio, le voglio senz’altro spendere su Musso che in poco più di 250 pagine ha saputo condensare un giallo vivace, godibile, ben costruito, ricco di riferimenti, con divagazioni su scrittori e scrittura inserite al momento giusto, quando nel medesimo genere troviamo gente, uno su tutti Dicker, che al di sotto delle 500 pagine non riuscirebbe a condensare manco l’oroscopo di Branko.
Consigliato anche come lettura di transizione, da inserire ad esempio fra due romanzi più robusti, diciamo cosi, che non di soli mattoni vive l’uomo.

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