Io e Mr Wilder

 

  • Titolo: Io e Mr Wilder
  • Autore: Jonathan Coe
  • CE: Feltrinelli
  • Narrativa contemporanea

Io e Mr Wilder – Jonathan Coe, Calista Frangopoulou, è una donna sposata di cinquantasette anni, con due figlie gemelle in procinto di lasciare casa. Ariane andrà a studiare al Conservatorio di Sydney e Francesca è stata ammessa per l’anno successivo all’Università di Oxford.  Dopo aver lasciato Ariane all’aeroporto, Calista ricorda quando, nel 1976, lei stessa era stata in America per tre settimane e l’incontro casuale che le aveva segnato l’esistenza: una sera a Los Angeles, con la sua amica Gill, si era ritrovata a tavola con Billy Wilder, senza sapere chi fosse.

Un’occasione fortuita che un anno dopo l’aveva portata a lavorare come interprete dal greco sul set del penultimo film del grande regista, Fedora, che avrebbe determinato la sua scelta di diventare compositrice di colonne sonore e che, molti anni dopo, le avrebbe permesso di maturare una decisione importante con la leggerezza del finale di un film di Billy Wilder. Un delicato romanzo di formazione Io e Mr Wilder che è anche l’intimo ritratto di una delle figure più intriganti del cinema di tutti i tempi

CONSIDERAZIONI

“Avevo smesso di guardare gli attori per esaminare le figure sullo sfondo.
Era come se avessi davanti agli occhi…il campo vero e proprio quello che vi era successo.
Mi sono reso conto che cercavo lei.
Si, volevo vedere se riuscivo ad individuarla.”
Tante chiavi di lettura in Io e Mr Wilder di Jonathan Coe, da sempre uno degli scrittori più attenti al mondo del cinema ma anche della musica, davvero innumerevoli in tal senso sono le citazioni nei suoi libri, mi vengono in mente lo splendido passaggio dedicato a Tales from topographic oceans degli Yes in La banda dei brocchi oppure l’indimenticabile ” Riesci ad immaginare il cinema senza Riso Amaro?” in La casa del sonno.
Delizioso omaggio ad un grande regista del passato Io e Mr Wilder, riflessione meditata sul cinema di un tempo, ma allo stesso anche analisi approfondita della transizione ovvero il periodo in cui si esaurisce una fase della nostra esistenza e se ne sta per aprire un’altra.
Io e Mr Wilder ci conduce a ritroso fino al 1976 anno in cui Calista, la protagonista del romanzo, conosce in circostanze abbastanza fortuite Billy Wilder ed il suo storico sceneggiatore Iz Diamond.
Quest’incontro si rivelerà fondamentale per la donna che l’anno successivo si troverà a ricoprire il ruolo d’interprete dal greco sul set di Fedora, film che rappresentò il canto del cigno del regista, più ancora di Buddy Buddy atto finale effettivo della sua carriera ma che come viene spiegato nel romanzo non gli apparteneva e lo girò probabilmente solo per ragioni contrattuali.
Io e Mr Wilder mescola personaggi realmente esistiti con altri nati dalla penna dell’autore, Coe sostanzialmente ripercorre l’ultima fase della carriera di Wilder, le sue  convinzioni riguardo il cinema e i giudizi non di rado tranchant relativi alle nuove leve di Hollywood (che definiva, non so quanto simpaticamente, i barbuti), ed il suo rapporto di lavoro ma anche di amicizia con Iz Diamond, ai due bastava davvero uno sguardo o meglio ancora una frase convenuta per intendersi alla perfezione.
Per farlo lo scrittore britannico utilizza l’escamotage della prospettiva femminile, Wilder osservato con gli occhi di una donna, Calista appunto, che giunta ad una nuova fase della sua vita familiare e professionale (questa è, come detto, l’altra chiave di lettura del libro) volge lo sguardo all’indietro e ricorda il momento di svolta della sua esistenza ovvero l’incontro col regista.
A quel punto inizia a tracciare un bilancio del suo percorso e a riflettere su come gestire la transizione verso la nuova fase che per lei sta per aprirsi, una fase probabilmente meno gratificante ma è semplicemente qualcosa con cui ognuno di noi deve prima o poi fare i conti.
Gestire la transizione nel cinema, Calista dopo la parentesi di Fedora ha intrapreso una fortunata carriera come compositrice di musiche da film, significa molto spesso ritrovarsi faccia a faccia con il declino, dover, come ha raccontato lo stesso Coe in un’intervista, immaginare un nuovo modo di vivere finendo inevitabilmente per constatare che il corso naturale delle cose non si contrasta.
Nella realtà anche Billy Wilder fu costretto ad affrontare questo passaggio.
Il suo cinema stava segnando il passo, il pubblico era in cerca di emozioni forti, di pellicole come Lo squalo di Spielberg, e Wilder era legato a schemi totalmente diversi, le sue commedie dovevano necessariamente presentare una componente seria, adatta alla riflessione, mentre i film drammatici come lo stesso Fedora prevedevano comunque momenti nei quali il pubblico potesse sorridere.
Ma il mondo del cinema come detto stava cambiando, e avrebbe preso tutta un’altra deriva, Wilder fu bravo ad uscire di scena con grande eleganza.
Gli rimase, forse, il rimpianto di non esser riuscito ad accaparrarsi i diritti di Schindler’s List, sarebbe stato suo desiderio dirigerlo (aveva perso la madre ad Auschwitz) ma dopo averlo visto riconobbe con grande signorilità che non lo avrebbe potuto mai fare meglio di Spielberg.
E, come racconta a Calista nel loro ultimo incontro, non riuscì più a rivederlo.
Massy
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