Gli scellerati – Frederic Dard – Rizzoli

 

recensione a cura di Massimiliano Mascalzi

Gli scellerati. Primi anni Cinquanta, Léopoldville, infelice sobborgo di Parigi dall’aria irrespirabile, presidiato da uno stabilimento chimico e circondato da campi di cavolo. Louise, diciassette anni e un carattere irrequieto, è già stufa della pochezza di questo luogo, della madre che la opprime, del patrigno senza più un lavoro e alcolizzato. Ecco perché rimane tanto affascinata dai Rooland, una coppia di eccentrici americani trasferitisi da poco nel quartiere. Casa loro, ai suoi occhi, è un’isola di colore e allegria che sorge come un sogno nel grigiore della sua esistenza. I Rooland li vede in giardino quando torna a casa dalla fabbrica, seduti insieme su un dondolo con i cuscini blu, un bicchiere in mano, a passare il tempo come nessun francese farebbe mai. In un giorno più sbagliato degli altri Louise prende coraggio, va da loro, si propone come domestica, pur di entrare in quelle stanze, e ottiene il lavoro. Ma sarà proprio la convivenza con la coppia a rivelare le crepe di quell’apparente perfezione, trascinando Louise al centro di un intrico di non detti, di comportamenti ferini e passioni fatali, dove germoglieranno, nell’ozio voluttuoso della mondanità, segreti abietti e inconfessabili. Anche di fronte alla morte.

RECENSIONE

Che magnifico romanzo Gli scellerati, non mi succede spessissimo di restare cosi colpito favorevolmente da una lettura ma quando capita beh la soddisfazione è grande e va condivisa.
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“Mio caro Dard, mi hai appena regalato la rara gioia delle scoperte. Scoperta se così si può dire, perché altri devono averti già mostrato la loro ammirazione per questo piccolo grandissimo libro.”
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Parole di Georges Simenon, almeno a lui sono attribuite, e la dicono lunga sul valore di un’opera che se ha un limite questo risiede nel titolo che personalmente ho trovato eccessivamente generico, un po’ come scrivere una canzone d’amore e intitolarla amore.
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Ma è un dettaglio, la storia è di quelle che si leggono con avidità e in un giorno: narrazione in prima persona di una ragazza, Louise, che passando davanti all’abitazione di una coppia americana, i Rooland ne resta affascinata, ai suoi occhi si apre letteralmente un mondo e Louise vuole, deve, farne parte.
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Il raffinatissimo gioco a tre che a quel punto prende il via è ad un tempo noir, romanzo psicologico, incursione nel sociale, storia d’amore sebbene quest’ultima resti per lunghi tratti rarefatta. 
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Louise entra nella casa dei Rooland come domestica, uno dei suoi compiti sarà quello di alzare la polvere da sotto i tappeti, il problema è che da sotto i tappeti non verrà via solo la polvere ma anche e soprattutto l’immagine che i Rooland offrono di sé stessi al mondo.
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Nulla sarà più come prima tuttavia Louise resterà ferma e determinata, fino all’estremo, nella sua volontà di entrare in quel mondo, di viverlo da protagonista.
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A chi si aspetta un finale all’insegna dell’andrà tutto bene che dire, magari un’altra volta.
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Che poi a voler fare la punta alle matite il finale è aperto se ce n’è uno, ho letto tanti di quei seguiti scialbi e dimenticabili nella mia vita che questo me lo sarei meritato ma non c’è.
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Da leggere senza ma e al limite con qualche se…se amate alla follia Simenon per esempio.

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