Nella seconda parte a recitare un ruolo preponderante sono le molteplici esperienze lavorative all’estero, le scelte molto spesso di totale rottura col passato nonché gli innumerevoli rapporti sentimentali che inevitabilmente finiranno per risentire della sua volontà di restare un eterno cane sciolto, a livello lavorativo ma anche personale.
Vengono passate in rassegna tutte le decadi dal 50 ad oggi, scandite in molto casi dai mondiali di calcio (il calcio è un elemento fondamentale nella vita dell’autore) e che giocoforza finiscono per suscitare anche in chi legge ricordi venati di nostalgia, malinconia e quant’altro.
Tuttavia non credo sia mai agevole la scelta di abbandonare il paese dove si è nati per inseguire i propri sogni all’estero, massimo rispetto per tutto il percorso compiuto dallo scrittore ma anche l’impressione che servisse un pelo sullo stomaco non comune per effettuarlo.
Leggendo le sue parole, soprattutto le riflessioni finali, ho avuto come la sensazione che il peso di ciò che ha dovuto inevitabilmente lasciare indietro non sia stato semplice portarlo sulle spalle.
Però, e non posso che ripetermi, tanto tanto rispetto, quando dal nulla si costruisce cosi tanto, e soprattutto con una vita che sembra divertirsi a disseminare ostacoli sulla tua strada, l’unica parola possibile è chapeau.
P.S.