Le tre del mattino – Gianrico Carofiglio – Einaudi

 

Le tre del mattino. Antonio è un liceale solitario e risentito, suo padre un matematico dal passato brillante; i rapporti fra i due non sono mai stati facili. Un pomeriggio di giugno dei primi anni Ottanta atterrano a Marsiglia, dove una serie di circostanze inattese li costringerà a trascorrere insieme due giorni e due notti senza sonno. È cosí che il ragazzo e l’uomo si conoscono davvero, per la prima volta; si specchiano l’uno nell’altro e si misurano con la figura della madre ed ex moglie, donna bellissima ed elusiva. La loro sarà una corsa turbinosa, a tratti allucinata a tratti allegra, fra quartieri malfamati, spettacolari paesaggi di mare, luoghi nascosti e popolati da creature notturne. Con una lingua netta, di precisione geometrica eppure capace di cogliere le sfumature piú delicate.

Recensione

Leggo Carofiglio da tanti anni e devo riconoscere con sommo rammarico che ultimamente sto iniziando a ravvisare anch’io alcuni di quei difetti per i quali da tempo lo scrittore barese viene rimproverato dai suoi detrattori.
Il piacersi troppo, lo specchiarsi eccessivamente nella propria cultura, l’uso smodato delle citazioni che se in molti romanzi del passato si configurava come un valore aggiunto ora tende a diventare sempre più stucchevole…voglio dire quando Carofiglio parla di American Pie non si limita a precisare chi ha scritto la canzone ma si dilunga illustrandone la genesi, elencando tutti quelli che l’hanno cantata rischiando alla lunga di sfociare nel più classico dei pipponi unidirezionali.
Il massimo tuttavia lo raggiunge in un passaggio de Le tre del mattino dove descrive il litigio fra due studenti universitari ed il primo ad un certo punto inizia a rampognare l’altro perché nella concitazione del discorso ha sbagliato un congiuntivo, una situazione che mi verrebbe da definire kafkiana se solo avessi letto Kafka.
In definitiva sempre meno narrazione e sempre più didattica a tutto campo, c’è un altro passaggio ad esempio in cui nel discorso fanno capolino marginalmente le case di tolleranza e subito via col sermone sul perché sia stato giusto chiuderle quando ormai credo che pure gli irriducibili tipo Feltri abbiano accettato la cosa, seppure obtorto collo.
Peccato perché l’idea di fondo de Le tre del mattino era buona, un padre e un figlio che si conoscono poco, un breve viaggio che li porta ad avvicinarsi, approfondirsi, comprendersi, giustificarsi, in una parola ad amarsi.
Però anche qui, a fronte di una bella storia e bei dialoghi, alla Carofiglio, che non mancano, a volte è la credibilità a difettare.
I quartieri più malfamati di Marsiglia percorsi dai due alle tre di notte con la stessa tranquillità di una passeggiatina pomeridiana a Via del Corso, i musicisti jazz che nel bel mezzo di un’esibizione dal vivo consentono ad uno sconosciuto di salire sul palco con loro e suonare il pianoforte, le due donne che invitano padre e figlio, appena conosciuti, ad una festa, la padrona di casa che con la scusa di preparare il caffè prende il ragazzo e se lo porta a letto, il padre che li vede tornare dopo un’ora abbondante e fuma beatamente una sigaretta (ma la preparazione del caffè prevedeva pure la tostatura?).
Per carità leggere si può leggere, anche perché al netto di tutto Carofiglio continua a rimanere penna rispettabilissima, ma non siamo al cospetto di una lettura di quelle che cambiano la vita.

/ 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *