Nel campo degli zingari – Ottavia Niccoli – Vallecchi Firenze

Nel campo degli zingari. Don Tomasso viene incaricato dal nipote di occuparsi del piccolo feudo di Cerreto sull’Appennino bolognese. Ma già lungo il viaggio si imbatte in un uomo assassinato con un colpo di archibugio. Se a ciò si aggiungono la presenza di un gruppo di zingari accampati ai margini della tenuta, oscuri traffici di contrabbando e un altro omicidio, ecco che la vacanza del sacerdote si trasforma in una brutta faccenda da sbrogliare, per ristabilire la giustizia in paese e in famiglia.

RECENSIONE

Non ero certa che la Niccoli avrebbe proseguito il cammino intrapreso con Morte al filatoio, nonostante abbia letto richieste in tal senso. Ricevere dalla Vallecchi Firenze Nel campo degli zingari un giallo  con protagonista Don Tomasso mi ha resa davvero felice. 

Ho ritrovato gli stessi personaggi  che ho apprezzato nel capitolo precedente e altri nuovi, ma altrettanto gradevoli. Il giovane Camillo, per esempio, figlio del conte Ercole, attratto dalla carriera ecclesiastica, ma al tempo stesso soggetto a turbamenti fisici e psicologici causati da una ragazza. 

Gianandrea, sempre sveglio, attento, conoscitore dei modi e delle abitudini popolari, un toso che suscita immediata simpatia, la sua verve fa da contrasto al carattere di don Tomasso, uomo di chiesa, ligio alla vocazione, irreprensibile, giusto nella sua saggezza. 

 

 

In questo secondo capitolo della storia scopriamo qual è il segreto che custodisce nel cuore il protagonista e che fu la causa dell’allontanamento dalla famiglia. Scopriamo che l’irruenza della gioventù può causare gravi danni e fratture irreversibili. Nonostante abbia pagato duramente, il don Tomasso di ora è un uomo che ama la missione che ha scelto, apprezza il silenzio e la pace che la natura offre e crede nella giustizia come spiega a Gianandrea:

“La giustizia è una virtù che consiste nel volere fermamente dare a ciascuno ciò che gli è dovuto e nell’agire di conseguenza”.

Anche Nel campo degli zingari ho apprezzato usi e costumi dell’epoca, ho conosciuto i medicamenti come l’uso dell’iperico per curare l’umor nero, o le ferite curate con il bianco d’uovo o ancora la certificazione che i viaggiatori portavano con sè per attestare che il luogo da cui provenivano era immune dalla peste.

La proprietà  di linguaggio e uno stile di scrittura ricco mi hanno permesso di immergermi totalmente nella storia, l’unico neo è il finale che mi è sembrato come troncato di netto. Un epilogo diverso avrebbe reso la storia più fluida.

Una bella lettura che consiglio agli appassionati del giallo storico e non.  

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