L’esecutore – Lars Kepler – Longanesi

L’esecutore. Si chiama Joona Linna ed è di origini finlandesi, ma da anni ormai Stoccolma è la sua casa. È stato in ogni vicolo, viale e piazza. Ma Joona Linna non è mai stato in quell’appartamento elegante e lussuoso, da cui proviene una musica struggente e rarefatta. Un brano di violino suonato da un esecutore impareggiabile. Joona Linna non è mai stato nel salottino dell’appartamento: è l’unica stanza totalmente spoglia,priva di arredamento, senza soprammobili, insolitamente vuota. A parte il corpo.
L’uomo è come sospeso a pochi centimetri dal pavimento e sembra ondeggiare nell’aria seguento il placido suono del violino, mescolato al ronzio indolente delle mosche. Aveva ragione il collega che l’ha chiamato sulla scena del delitto: c’è qualcosa di inspiegabile. Il cadavere sembra fluttuare nel nulla.
Omicidio o suicidio? Da ispettore della squadra omicidi di Stoccolma, Joona Linna sa che le apparenze sono soltanto il velo ingannatore dietro cui si nascondono i crimini. E i crimini nascono da una cosa sola: i desideri. Quello che Joona Linna non sa è che anche i dedideri più ambiziosi, anche i sogni più sfrenati possono realizzarsi. Quello che Joona Linna non sa è che la paura può trasformare qualunque sogno in un orribile incubo. Quello che l’ispettore Joona Linna non sa è che dai nostri incubi peggiori non ci può sottrarre nemmeno la morte.

RECENSIONE

Thriller scritto intorno al 2010, quindi abbastanza stagionato se vogliamo ma tutto sommato credo di aver fatto bene a leggerlo se non altro perché a mio avviso è finora il migliore della premiata coppia svedese.
Dietro lo pseudonimo Lars Kepler si celano infatti i coniugi Ahndoril, lo dico a beneficio di quei pochissimi che ancora non fossero al corrente di questa storia accostabile al mistero Ferrante con la differenza che qui l’arcano è stato svelato subito anche perché gli scandinavi non sono capaci di tenersi un cece in bocca e dopo alcune illazioni giornalistiche, che chiamavano in causa persino Mankell, gli editori hanno pensato bene di fare piena luce.
Il significato dello pseudonimo è presto detto, sempre a beneficio dei pochissimi di cui sopra, Lars sta per Stieg Larsson ovvero il compianto autore di Uomini che odiano le donne e Kepler naturalmente per Keplero (insomma i nordici avranno mille difetti ma per la fantasia bisogna lasciarli perdere).
I coniugi Ahndoril erano scrittori già da prima che il loro sodalizio divenisse pure artistico ma non avevano raggiunto la notorietà, probabilmente anche a causa della loro comune passione musicale (rock e David Bowie in modo particolare).
Mi piace pensare infatti che mentre uno dei due era impegnato col suo nuovo romanzo l’altro fosse intento ad ascoltare il Duca bianco “a tutta callara” per usare un’espressione gergale tipica di Stoccolma.
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Ed immagino dialoghi domestici di questo tenore:
“Forse faremmo meglio ad iniziare a scrivere a quattro mani”
“Ma così facendo ascolteremmo molta meno musica” 
“Vero tuttavia se riuscissimo a vendere qualche copia in più i Led Zeppelin magari potremmo andarceli a gustare dal vivo”
“Ma i Led Zeppelin si sono sciolti nel 1980”
“Ma che davero?” (Sempre slang tipico di Stoccolma)
” E si!”
“Vabbè, comunque quest’idea del thriller a quattro mani mi pare buona, ho già in mente un mezzo titolo”
“E sarebbe?”
“L’ipnotista”
“Bello, una cosettina nuova soprattutto, ma non c’hai dormito stanotte?”
“Infatti! E ho pensato che lo scriviamo tutto al presente così se lo traducono in Italia non si devono nemmeno sforzare con i congiuntivi”
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Il resto è storia 
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Ma veniamo ad un pizzico di trama, così tanto per dare un senso al “cartello” attenti agli spoiler:
Ci sta quest’investigatore, Joona Linna, lo avevamo conosciuto nell’Ipnotista, che si trova alle prese con un suicidio che inizialmente sembrerebbe un omicidio mascherato ma poi arriva Joona e sentenzia: suicidio fatto e finito.
Joona è un personaggio su cui i coniugi Kepler forniscono poche informazioni per volta.
Sappiamo che ha una mezza tresca con un donnino piuttosto permaloso, è molto stimato fra i suoi colleghi, quando gli frulla un’idea in testa niente gli fa cambiare idea e solitamente ha ragione.
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Ma Joona non è solo nella sua indagine, al suo fianco stavolta c’è l’affascinante Saga Bauer.
Saga nasconde dietro l’aspetto da fatina delle favole, capelli lunghi fino alla vita tenuti legati da un laccetto coloratissimo, un carattere tosto se ce n’è uno, pratica pugilato, ha una mira pressoché infallibile, e non a caso è commissario della Sapo (nucleo antiterrorismo).
Insomma quando si tratta di menare le mani è in prima fila e solitamente le dà, e le rarissime volte che un po’ le prende ha sempre la scusa pronta come quelli che dopo esser caduti da cavallo affermano “tanto volevo scendere”. 
Purtroppo per lei, e a differenza di Joona, non è troppo considerata dai colleghi che in quanto donna cercano di relegarla in ruoli marginali ma Saga non demorde tanto che per mezzo romanzo non fa che andare in giro a dire a tutti “il caso è mio”.
Ed il caso effettivamente è suo ma sembra quasi che si faccia a gara per toglierglielo, non so forse è il modo svedese di fornire una personale interpretazione della lotta per la parità dei diritti.
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Detto ciò c’è un cattivo, ed è ovviamente l’esecutore, il suo schema è un po’ quello del signor Wolf di Pulp fiction “sono il signor Wolf, risolvo problemi”.
Nello specifico l’esecutore non è che sia proprio efficientissimo tanto che non si spiega come riesca a non far fuori una tizia che nel tentativo di fuggire da lui finisce sempre per andargli incontro… d’altronde bisogna pur scriverle 540 pagine.
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E devo riconoscere che la lunga durata de L’esecutore non influisce negativamente sulla qualità, la trama a parte, come accennato, qualche piccolo inciampo resta sempre avvincente, i riferimenti all’attualità del periodo sono puntuali e assai credibili, i personaggi principali assolutamente azzeccati, i dialoghi ficcanti, il tutto chiaramente agevolato da una costruzione tutta al presente che mette al riparo da errori anche la traduzione.
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Moltissimi i rimandi musicali, violino e Paganini sono i coprotagonisti della storia ma anche il rock, specialmente Bowie, viene spesso chiamato in causa.
L’esecutore è il secondo di una serie giunta a nove episodi, tutti tradotti in italiano.
Ne ho letti quattro se non erro e devo dire un po’ alla rinfusa ma non mi pare sussistere l’obbligo di una lettura cronologica, come già accennato questo lo definirei finora il migliore e mi sento di consigliarlo, in primis agli amanti del genere.
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