La stazione – Jacopo De Michelis – Giunti

 

 

La Stazione tanto per cominciare è quella Centrale di Milano (oddio starò già spoilerando troppo? Può essere) dove opera l’ispettore Riccardo Mezzanotte.

Non aspettatevi il classico poliziotto tutto casa e lavoro o al più un cinemino (l’ultimo è stato Maigret probabilmente), oggi il rappresentante della legge dev’essere per definizione bello e maledetto, attrae le donne ma nel contempo le allontana, i guai invece può solo calamitarli e Mezzanotte non sfugge alla regola.
Appena preso servizio alla Polfer iniziano a comparire in zona Stazione cadaveri di animali barbaramente uccisi ed il buon Mezzanotte decide di indagare sebbene ai piani alti non proprio tutti (diciamo nessuno) accolga bonariamente la sua iniziativa.
Sempre da quelle parti troviamo la bellissima e misteriosa Laura Cordero ( una non dico brutta ma almeno della porta accanto proprio mai in questi gialli eh?), è anche ricchissima ed al di là di questo si distingue dal resto della comunità per una caratteristica che lei chiama “il dono” ( non è che ad altri come me vagamente ricorda De Giovanni? Il commissario Ricciardi? Romanzo che rivoluzionerà il giallo per i prossimi vent’anni, e vabbè!).
Laura si occupa di volontariato e nello specifico assiste gli emarginati che bazzicano la Stazione, ovviamente la sua vita è destinata ad incrociarsi con quella di Riccardo e, insomma, accada quel che accada.

Mi piacciono molto le opere prime, certo 900 pagine a meno non si tratti di un fantasy qualche dubbio ti prende però poi leggi che un critico dello spessore di Antonio D’Orrico (non Rokko Smitherson) lo ha definito il romanzo che rivoluzionerà la storia del giallo italiano (per inciso secondo D’Orrico accade ogni vent’anni e l’ultima “apparizione” fu Io uccido di Faletti) e allora una chance gliela dai, non puoi tirarti indietro.

Di carne al fuoco ne La stazione, è giusto riconoscerlo, De Michelis ne mette tanta, poi è normale un po’ è buona, un po’ gli si brucia, un po’ gli viene scotta, ma ci sta.

Certo da qui a definirlo romanzo seminale o quello che è ce ne passa.
Sia chiaro non è bassa letteratura di genere ma manco altissima, se posso dire.

Tante frasi fatte, molta violenza, specie verbale e non di rado gratuita, si passa con estrema nonchalance dai riti voodoo alle deportazioni naziste (d’altronde 900 pagine dovrai pur riempirle), qualche personaggio ben definito c’è ma alcuni sono davvero bidimensionali (ad esser buoni) come certe descrizioni che desidererei ardentemente non leggere più (aveva i seni piccoli e sodi, anche basta).

Ad ogni modo il libro credo abbia venduto e questo è pur sempre un bene, insomma tutti contenti, l’autore, la casa editrice, D’Orrico che di riffa o di raffa ci ha preso pure stavolta, un po’ meno il lettore e non intendo quello che segue l’onda ma proprio il lettore di genere che inevitabilmente finisce, ogni tanto,  per leggere in verticale…e non è mai cosa buona e giusta.

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2 Comments on La stazione – Jacopo De Michelis

  1. L’ho visto spesso in libreria e sono sempre stata indecisa. Non sapevo se leggerlo o no perché, come dici tu, con 900 pagine qualche dubbio mi era venuto e siccome ho sentito dire spesso che non è un capolavoro… Non so se reggerei 900 pagine di un libro “carino ma niente di che”. Mi sa che però per ora lascio perdere, magari lo prendo proprio se mi capita l’occasione ❤️

    • Secondo me se lo trovi usato a metà prezzo o se lo scambi con un tuo libro che non ti interessa conservare in puoi prenderlo in considerazione, altrimenti lascia perdere.
      Leggi ebooks per caso?

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