Il fiore di Minerva – Carmine Mari – Marlin Editore

Il fiore di Minerva. Nel XVI secolo le navi corsare barbaresche infestano il Mediterraneo. Enrico II, re di Francia, non ha mai rinunciato alle proprie ambizioni di dominio sull’Italia, facendo leva sul malcontento della nobiltà napoletana, insofferente alla politica spagnola del viceré di Napoli Don Pedro Alvarez de Toledo. A Salerno l’ex conquistador Héctor dell’Estremadura è al servizio del principe Ferrante Sanseverino. I cannoni del suo Nibbio mandano a picco un brigantino francese e a salvarsi è il solo comandante. L’uomo ha con sé una lettera cifrata e alcuni documenti che Héctor consegna allo stratigoto Marcantonio Villano. Una serie di omicidi e la sparizione della lettera cifrata metteranno in agitazione l’astuta Isabella Villamarina, moglie del principe Ferrante e devota suddita dell’imperatore Carlo V. I piani di alleanza del marito con il re di Francia sono tanto ambiziosi quanto pericolosi: un’accusa di tradimento sarebbe la rovina. Per Héctor sarà un’indagine complessa che s’intreccerà con un altro mistero: il ritrovamento dello scheletro di una bambina, rinvenuto nel giardino di Costanza Calenda, affascinante ed esperta erborista. Egli farà i conti con loschi individui e dovrà scavare su una vicenda le cui radici risalgono alla cacciata degli ebrei dalla Spagna, tra intrighi e affari di corte. Lottando contro i suoi fantasmi, Héctor proverà a svelare ogni enigma della vicenda, cercando nell’amore per Costanza una nuova speranza di salvezza.

RECENSIONE

Ho iniziato a leggere Il fiore di Minerva piano piano perchè da subito ho compreso che ha bisogno di essere assaporato. E’ una storia ricca di misteri e intrighi con continui riferimenti a realtà storiche dell’epoca, insomma una trama affascinante, avvincente e complessa al tempo stesso, Siamo nel XVI° secolo e l’autore è in grado di farci “vivere” il periodo grazie a descrizioni precise e attente di abitudini, di costumi (gli abiti sono descritti in modo particolareggiato) e vita giornaliera nelle strade.

La trama va seguita con attenzione essendo piuttosto intricata, eppure nonostante ciò si vuol sapere come andrà a finire, non tanto per scoprire il colpevole, per capire la direzione che seguiranno le indagini e i motivi che hanno portato agli omicidi.

La narrazione si alterna secondo il punto di vista di Hector e Costanza e affronta molte tematiche, da quelle storiche come la cacciata degli ebrei dalla Spagna e l’obbligo di ripudiare la propria fede a favore del Cristianesimo, a quelle politiche come l’avvicinamento alla corona francese da parte del principe Ferrante Sanseverino, a quelle sociali come la pedofilia, la violenza frutto di traumi subiti nell’infanzia, la cupidigia.

Mi è piaciuta molto Costanza per il suo coraggio nei confronti degli uomini, per la sua determinazione nel lavoro e per le titubanze sul piano sentimentale. Hector è un uomo che ha vissuto molte avventure e non ha un’anima candida eppure in questa vicenda dimostra di possederne ancora una. Due protagonisti imperfetti e quindi umani. 

 

 

I protagonisti sono circondati da molti personaggi e all’inizio si fa un po’ fatica a seguire il racconto, ma poi con il proseguire del racconto si impara a conoscerli e ad addentrarsi nella storia. 

La ricostruzione storica mi è parsa ben fatta, si comprende che c’è dietro un gran lavoro di ricerca, dai comportamenti dei personaggi che sono perfettamente assimilabili al periodo, alle dinamiche e abitudini dell’epoca. Anche i dialoghi contribuiscono a rendere la lettura più piacevole e rispecchiano i tempi narrati.

Unica nota negativa, ma si tratta di una mia preferenza di lettrice, è il finale che avrei voluto fosse diverso. Ci sta se Hector avrà altre opportunità investigative, in caso contrario non capisco il perchè di questa scelta da parte dell’autore.

In conclusione consiglio Il fiore di Minerva senza se e ma se cercate una storia che vi spinga alla lettura e tra misteri ed imboscate vi conduca allo scioglimento finale.

 

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