Eppure avvenne e, cosa più importante, giustizia non fu fatta sebbene molte prove ( e il lavoro della scrittrice sta lì a dimostrarlo) erano sostanzialmente sotto gli occhi di tutti, sebbene i potenziali colpevoli non erano poi tantissimi, e sebbene il delitto proprio per la sua assurda efferatezza non poteva che essere opera di un professionista perfettamente a conoscenza del corpo umano.
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Erano anni particolari dove regnava un certo giustizialismo suffragato peraltro da una stampa desiderosa di sbattere il mostro in prima pagina indipendentemente dalle eventuali prove a sostegno.
Tutto ciò finì probabilmente per facilitare l’insabbiamento, l’occultamento delle prove e, almeno leggendo con attenzione questo libro, il colpevole nonché le motivazioni erano davvero li a disposizione dei responsabili delle indagini.
Ma interessi più alti misero in secondo piano il dovere di rendere giustizia ad una ragazza la cui colpa principale era di appartenere ad un ambiente per cosi dire leggero, addirittura venne ipotizzato che si trattasse di una squillo, cosa che nessuna indagine confermò.
La Dalia nera era semplicemente una ragazza come tante che cercava il successo, la notorietà, ed in fondo finì per trovarli seppure nel modo più drammatico possibile.
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Lettura interessante innanzitutto per la ricostruzione, anche storica, e per l’analisi approfondita dell’autrice che non si è tirata indietro nell’offrire al lettore il suo parere su come si svolsero presumibilmente i fatti.
Da leggere soprattutto se si amano i romanzi verità, che non solo s’ispirano a fatti di cronaca ma li analizzano in modo particolareggiato, e se si apprezzano scrittori che non hanno timore di esprimere le loro convinzioni in merito. Dalia nera rosa rossa